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Macché Berlusconi, i delusi di Giannino voteranno Grillo

Mentre vanno in scena le dimissioni irrevocabili di Oscar Giannino da presidente di Fare per Fermare il declino per “balle inoffensive ma gravi”, c’è già chi prova ad accaparrarsi i tanti consensi che il movimento era riuscito a conquistarsi nelle ultime settimane. Roberto Maroni, segretario federale della Lega Nord e candidato alla presidenza della Regione Lombardia per il centrodestra, ha invitato esplicitamente i potenziali elettori gianniniani a votare per lui: “Mi rivolgo a quelli che volevano votare lui per le sue proposte e i suoi contenuti. Dico che noi ne abbiamo di sovrapponibili, basate sul principio più mercato e meno Stato”. E alla sua voce, se ne sono aggiunte tante, tra i sondaggisti dell’ultima ora, che parlano del putiferio scoppiato in casa Giannino come di un regalo a Silvio Berlusconi.

Una considerazione lontana mille miglia dalla realtà, secondo Antonio Valente, direttore di Lorien Consulting, che analizza le novità in una conversazione con Formiche.net. E allora che fine faranno i voti dei gianniniani delusi dal comportamento del loro leader? “Sicuramente non finiranno al centro-destra. Sono proprio due mondi diversi. Gli elettori di Fare si caratterizzano per una contrapposizione esplicita al Pdl e alla Lega che vedono come fumo negli occhi, non sono né di destra né di sinistra ma alternativi a sistemi che non hanno funzionato”.

Allineamento verso Grillo, astensionismo o Monti

Secondo il sondaggista, ci saranno tre comportamenti possibili in caso di consensi in libertà: “La gran parte si potrebbe allineare a Beppe Grillo, andando ad allargare ancora di più il probabile successo del Movimento Cinque Stelle in queste elezioni. C’è una continuità elettorale tra Fare e il M5S, in particolare al nord, dove il voto è qualificato, consapevole, informato, appartenente alla classe medio-alta”.

C’è poi un’altra parte di elettori che potrebbe decidere ora di non votare proprio, i delusi nella delusione – spiega Valente – E infine una terza componente di voti gianniniani potrebbe orientarsi verso Mario Monti, considerato comunque un’alternativa rispetto al bipolarismo tanto avversato.

Voti decisivi per la partita in Lombardia

“Se per un fatto culturale, i delusi da Giannino non potrebbero mai scegliere la sinistra, discorso diverso vale per la Lombardia. Qui i loro voti potrebbero diventare decisivi per la partita al Pirellone ma non come pensano in molti verso Maroni – avverte l’esperto – piuttosto verso Umberto Ambrosoli. Non in quanto candidato del centro-sinistra ma per il suo progetto civico appare come una novità verso cui poter convergere”.

Fermato un fenomeno nuovo

“È un peccato – commenta Valente – perché gli eventi di questi giorni hanno bloccato un fenomeno elettorale nuovo e in forte crescita. Nelle ultime tre settimane abbiamo osservato una china ascendente notevole, soprattutto in Lombardia e Veneto, paragonabile, in dimensione minore ovviamente, a quella grillina. Giannino, da fenomeno marginale, anche sui media, è diventato centrale, suscitando l’interesse dell’elettorato e anche delle altre forze in campo che hanno iniziato ad attaccarlo. L’elettorato potenziale di Fare è molto colto, attento, sensibile, basato, ed è una novità, non su sigle, ma su un programma, sui contenuti. C’è stata una grande partecipazione, oltre cento mila soggetti attivi su tutto il territorio in pochissimo tempo”.

Il futuro di Fare con Silvia Enrico

Ora, con le dimissioni da presidente di Giannino e la nomina di Silvia Enrico, fa notare l’analista, “si perde l’icona, un pezzo importante dell’identità di Fare che è nuova e quindi sicuramente inciderà sul voto. Ma penso che sia un esperimento che deve continuare perché indipendentemente da ciò che è successo resta una delle novità più importanti, insieme a Monti e a Grillo, di questa tornata elettorale”.



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