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L’accountability di Giannino. E quella di Zingales

Un puritano è fra noi. Si propaga il verbo del Professore di Chicago, il quale dall’alto della sua Scienza e Coscienza e in veste di co-fondatore di Fare, a 5 giorni dalle elezioni smonta il suo uomo-simbolo trovandogli del marcio nell’armadio…ahinoi, un millantato master mai ottenuto.

Quale onta, quale peccato, e soprattutto, quale lack of accountability in vista delle elezioni. Sia chiaro, non giova a Giannino ed alla sua vanità aver gonfiato il CV, ma mi pare che con le sue pubbliche scuse e con la volontà di rimettersi al direttivo del movimento abbia ampiamente dimostrato la volontà di purificarsi, e di esser pronto a pagare con il più alto dei prezzi – politicamente parlando ovviamente, quello delle dimissioni – il più piccolo degli errori politici.

Io ho fatto… io ho detto… io ho creato… quante volte nel corso della campagna elettorale dall’una e dall’altra parte abbiamo ascoltato il vanto dei protagonisti della scena politica rispetto ad un track record sempre più blu del tenue azzurro? Ebbene, il fatto che questa prassi sia consolidata non giustifica il millantato titolo da parte di alcuno, e non è mia intenzione minimizzare l’errore, ma semmai ridimensionarne il suo peso specifico rispetto alla dinamica della campagna elettorale. Soprattutto a seguito delle scuse pubbliche del suo protagonista e alla volontà espressa di catarsi.

Quanto a tempistica, modi, stile, umiltà, sapienza, obbiettività e accountability, il Professore di Chicago ci ha indubbiamente dato un’altra lezione. Pronto per il Nobel?


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