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Il successo di Grillo è colpa di Bruxelles. Parola del Nobel Paul Krugman

Le elezioni in Italia potrebbero rivelarsi solo “un assaggio di una pericolosa radicalizzazione” a venire, se l’Europa non ammetterà il “disastroso fallimento” delle politiche di austerità imposte come unica soluzione alla crisi. E’ quanto scrive oggi il premio Nobel per l’economia Paul Krugman in un editoriale sul New York Times, in cui descrive il Belpaese “intrappolato tra comici e eurocrati deludenti”.

Tuttavia, continua Krugman, “l’Italia non rappresenta un caso unico: politici poco raccomandabili sono in aumento in tutto il Sud Europa. E la ragione di tutto questo è che gli europei ‘rispettabili’ non riconoscono che le politiche che hanno imposto ai debitori sono un disastroso fallimento”. Quindi, conclude, “se questo non avverrà, le elezioni italiane saranno solo un assaggio di una pericolosa radicalizzazione futura”.

E Mario Monti? Krugman sottolinea come il suo movimento, Scelta Civica, non solo è rimasto indietro rispetto a quello che è essenzialmente un comico, Silvio Berlusconi, ma anche a chi questo lavoro l’ha fatto sul serio, Beppe Grillo, la cui mancanza di un programma coerente non gli ha impedito di divenire una forza politica determinante.

E’ una prospettiva straordinaria, spiega l’economista, di quelle che hanno scatenato i commenti e le analisi sulla cultura politica del Paese. “Ma senza tentare di difendere la politica del bunga bunga, lasciatemi porre una domanda ovvia: che cosa ha di positivo quello che passa oggi per realismo maturo in Italia o addirittura nell’intera Europa?”, chiede.

Gli Stati che hanno imposto “politiche di dura austerità, hanno sofferto contraccolpi economici ancora più forti. Questa relazione di causa-effetto è stata così intensa che anche il Fondo Monetario internazionale, con un impressionante mea culpa, ha ammesso di aver sottostimato il danno che avrebbero causato queste politiche di rigore”.

Ma il cambio di rotta sembra essere lontano. Ci si potrebbe aspettare “un riesame, anche della coscienza, da parte degli eurocrati, qualche accenno di flessibilità. Invece, a Bruxelles sono diventati ancora più insistenti sulla necessità si portare avanti con assoluto rigore il percorso di risanamento dei conti pubblici negli Stati membri”.

Non a caso, nel gennaio del 2011 il commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, “aveva elogiato i programmi di austerità decisi da Grecia, Spagna e Portogallo, e la sua risposta agli studi che mostravano la forza degli effetti avversi di queste politiche fu mandare una lettera ai ministri delle finanze e al Fmi dichiarando che report del genere fossero dannosi, perché minacciavano di corrodere la fiducia”.

“E ciò – commenta Krugman – mi riporta direttamente in Italia, uno Stato che con tutte le sue disfunzioni ha nei fatti imposto un’austerità sostanziale, e, come risultato, ha visto crollare a picco la sua economia. Gli osservatori stranieri sono spaventati dalle elezioni italiane, e a ragione: anche se l’incubo di un ritorno di Berlusconi al potere non dovesse materializzarzi – sottolinea l’economista – una forte affermazione di Berlusconi, di Grillo o di entrambi, non destabilizzerebbe non solo l’Italia, ma tutta l’Europa”.



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