Imu, tasse, imprese, lavoro, Monte dei Paschi e ora Finmeccanica. Si sta giocando intorno a questi temi la campagna elettorale per la corsa a Palazzo Chigi. Un settore però attende risposte dalla politica, quello dell’automobile. Cosa propongono i vari schieramenti per il settore dell’auto? Omniauto.it, magazine dell’automobile, ha provato a rispondere a questa domanda.
Partito Democratico
Nel programma del partito di Pier Luigi Bersani non c’è alcun riferimento diretto all’automobilista o al settore automotive. Solo la necessità di “un ridisegno profondo del sistema fiscale che alleggerisca il peso sul lavoro e sull’impresa, attingendo alla rendita dei grandi patrimoni finanziari e immobiliari”. Sull’argomento delle accise però – osserva Omniauto.it – Bersani è stato più diretto. Secondo il segretario del Pd, bisogna debellare l’Iva sulle accise applicate ai carburanti, in modo da far scendere il prezzo da 1,8 a 1,6 euro al litro, che è una spesa molto più sostenibile di quella di oggi. Se il precedente Governo di sinistra (Prodi, maggio 2006-maggio 2008) aveva introdotto un bollo più forte, in funzione della potenza dell’auto e della classe inquinante, occorrerà verificare quale sia la strada che il Pd vuole percorrere. In merito alla Rc auto, le “lenzuolate” di Bersani (ministro dello Sviluppo economico con Prodi) sono una pietra miliare della storia assicurativa italiana: volevano consentire, almeno in teoria, di far pagare tariffe Rca più basse ai giovani, permettendo loro di entrare nella classe di merito dei genitori. Tuttavia, questo non ha sortito alcun effetto positivo, perché le norme avevano un “buco”, e così sono state – di fatto – “aggirate” dalle Compagnie, le quali hanno imposto prezzi più alti ai ragazzi che non si guadagnano sul campo la classe di merito bassa, ma che la ereditano. E l’indennizzo diretto del 2007 (consente di farsi risarcire dalla propria Assicurazione) ha portato sconquassi, facendo lievitare Rca e truffe. Quale sarà la linea dell’eventuale Governo Bersani? Comunque, il segretario Pd apre a nuove liberalizzazioni in caso di vittoria alle elezioni politiche. A Sky Tg24 ha detto nei giorni scorsi: “Per esempio, sulle assicurazioni non siamo ancora a posto. Capisco che il momento è difficile per tutti, ma sento gente che purtroppo non paga più la Rc auto, perché non ce la fa”.
Popolo della Libertà
Il partito di Silvio Berlusconi, per rilanciare il Paese, considera ripartire da alcune priorità come infrastrutture (strade e autostrade), turismo, ambiente, ecc. Occorre poi incentivare “meccanismi concorrenziali e di vigilanza per contrastare accordi di cartello nel settore assicurativo”. Si mira quindi a un “piano generale per la mobilità urbana sostenibile”, che è francamente quando di più generico si possa mai affermare in un programma elettorale – lamenta Omniauto.it -. Il programma del Pdl prevede poi la “diminuzione delle accise che incidono sul costo dell’energia”. Non sul costo della benzina e del gasolio per trazione, ma sul costo dell’energia. Insomma, niente auto. Inoltre, chi finanzia un progetto infrastrutturale, di un elenco stabilito dallo Stato, può detrarre dalle imposte il 90% del contributo e partecipare alle attività di controllo della realizzazione dello stesso. Completamento del processo di regionalizzazione dell’Anas. Rilancio dell’iniziativa di liberalizzazione e privatizzazione delle reti infrastrutturali e dei pubblici servizi”. Infine, sulle grandi opere, il Cavaliere ha rilanciato: “Se vinco, il Ponte sullo Stretto di Messina si farà”.
Scelta Civica
Nell’agenda che si richiama al premier Mario Monti un paragrafo è dedicato allo sfruttamento dell’economia verde. Occorre “incentivare la mobilità a basso impatto ambientale”. Nel programma di Monti c’è un riferimento alle tasse, ma nulla sulle accise che gravano sugli automobilisti. Si parla di industria in generale, ma non dell’auto. È solo arrivati al paragrafo “Economia verde” che si accenna a qualcosa di vagamente somigliante all’auto: ecco gli incentivi. Che però già dovevano arrivare a favore dell’auto elettrica durante il suo Governo e che invece sono rimasti un miraggio. C’è poi un accenno alla riforma delle Province, che già tuttavia dovevano scomparire col suo Esecutivo: per gli automobilisti, sarebbe stato ossigeno, visto le tasse che vanno a quegli Enti locali costosissimi (quanto inutili).
Fare per Fermare il Declino
La lista che fa capo ad Oscar Giannino, oltre alla riduzione di 5 punti di pressione fiscale in 5 anni, punta a “liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio, i trasporti”. Per il trasporto pubblico locale, è necessario “introdurre in via ordinaria il principio per cui nel trasporto pubblico locale è ammessa la concorrenza nel mercato. Ammettere per i comuni e le regioni la possibilità di affidare servizi in esclusiva solo a fronte della dimostrazione che non è possibile affidare il servizio (o parte di esso) a privati in concorrenza e che i benefici sono superiori ai costi, fermo restando che tale motivazione deve essere sottoposta a parere vincolante dell’Autorità per i trasporti e, nelle more della sua operatività, dell’Antitrust. Laddove i servizi siano affidati attraverso gare, adottare una rigorosa standardizzazione di bandi e disciplinari ed eliminare clausole che non siano strettamente attinenti all’obiettivo di garantire il miglior servizio al minimo costo per i contribuenti. Tali compiti andranno svolti dall’Autorità per i trasporti e, nelle more della sua operatività, dall’Antitrust. Garantire la massima trasparenza e accessibilità dei dati relativi a bilanci, performance e qualità del servizio per tutti i servizi in affidamento. Privatizzare tutte le società di trasporto pubblico locale”.
Omniauto rileva che Fare per Fermare il declino è fra le pochissime formazioni politiche candidate al Governo, va detto, a mettere il naso nella Rc auto. Il partito di Oscar Giannino intende “incentivare la diffusione della ‘scatola nera’ per le automobili” e questo favorirebbe la lotta alle frodi, in teoria consentendo ribassi tariffari. Giannino mira a “perseguire la strategie di abbattimento strutturale dei costi dei sinistri per abbattere i prezzi dei servizi assicurativi, tralasciando le scorciatoie demagogiche (tipicamente in materia di Rc auto)”.
Rivoluzione Civile
Nel programma della lista che candida Antonio Ingroia alla presidenza del Consiglio mancano riferimenti espliciti al settore dell’auto, ma solo una generica volontà di premiare fiscalmente le imprese che investono in ricerca, innovazione e creano occupazione a tempo indeterminato. Vanno valorizzate le eccellenze italiane dall’agricoltura, alla moda, al turismo, alla cultura, alla green economy. Come riferimento specifico all’auto, Omniauto ha solo individuato alcune dichiarazioni di Ingroia: “Pochi mesi fa l’Audi ha deciso che investirà 13 miliardi di euro per lo sviluppo di nuovi modelli e ricerca tecnologica, e la Volkswagen investirà 50 miliardi di euro, malgrado la crisi. Il risultato è che la Germania cresce, mentre l’Italia è in recessione”.
Per quanto riguarda le grandi opere, per Ingroia è necessario archiviare “progetti come la Tav in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto di Messina”. L’ex magistrato fa poi riferimento al risparmio energetico, allo sviluppo delle rinnovabili, la messa in sicurezza del territorio, e alla “mobilità sostenibile che liberi l’aria delle città dallo smog”: ecco, un riferimento un po’ generico, ma almeno si capisce che nel contesto rientra anche l’auto. Però non si entra nel dettaglio.