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Il misterioso documentario che ha tentato di affondare Medvedev

Dmitri Medvedev da qualcuno è già stato ribattezzato “l’inaffondabile”, ma un film documentario, misteriosamente comparso sul web, sembra volerlo colpire come un siluro. Accusando il premier russo di essersi macchiato di “tradimento” quando ricopriva – sino allo scorso 6 maggio – il ruolo di leader del Cremlino. A puntare il dito contro di lui è una stella di prima grandezza della politica russa, Evgeny Primakov, un veterano, ex primo ministro ed ex capo dei servizi segreti all’estero. Ma anche Vladimir Chamov, ambasciatore della Russia in Libia, licenziato dopo essere entrato in disaccordo con la politica ufficiale all’epoca della liberazione del Paese da Muammar Gheddafi. E c’è anche il generale in pensione Leonid Ivashov, “falco” delle Forze armate di Mosca e attuale capo dell’Accademia russa per i problemi geopolitici, il quale nel film lamenta che i presidenti e gli altri alti funzionari non possono essere perseguiti per tradimento secondo la normativa vigente.
Ivashov, contattato dall’agenzia TMNews, ha espresso il desiderio di non commentare alla stampa straniera una “questione interna alla Russia”. Aggiungendo che non si può “mettere un Paese nelle mani di un ragazzino che gioca con la sabbia” e che “non è pronto neppure a dirigere un kolkhoz”, ossia una fattoria collettiva.

Nel film vengono utilizzate immagini di repertorio e interviste recentemente condotte. Il titolo è Vinciperdi, in riferimento a una modalità di gioco basata sugli scacchi, dove lo scopo è far catturare all’avversario tutti i propri pezzi, compreso il re: vince chi non è più in grado di muovere.

Medvedev è presentato come debole, pronto ad arrendersi agli interessi di un’America connivente. E soprattutto la Russia avrebbe subìto perdite per 20 miliardi di dollari a causa delle sue politiche, compresa la decisione di aderire all’embargo occidentale sulle armi destinate alla Libia di Muammar Gheddafi, descritta come un Paese ricco di storia e di cultura.

Il film ricorda anche la spaccatura pubblica tra Medvedev e Putin sul conflitto in Libia, quando Putin paragonò la missione occidentale a una crociata e Medvedev rimproverò il suo mentore per le parole “inaccettabili”. L’anonimo regista ferma inoltre lo scambio di sorrisi confidenziali di Medvedev con Barack Obama, accompagnati da una musica sinistra di sottofondo. Oltre a inserire la sequenza del corpo senza vita di Gheddafi, trascinato attraverso la sporcizia. “Tradimento” è la parola che pronuncia una voce fuori campo che commenta il video di oltre un’ora.

E già un gruppo che si presenta come Comitato Russo Popolare ha chiesto al Comitato investigativo russo, sempre più potente, di condurre un’indagine basata sul film. Un altro film aveva già tentato di danneggiarne la reputazione.

Non è chiaro chi sia il regista, ma accusare Medvedev di tradimento a favore della Nato in Libia è una mossa pesante e dal significato politico evidente. Un altro video aveva già tentato di danneggiare la reputazione pubblica dell’ex presidente che per quattro anni è stato al Cremlino, spesso criticato per essere sì troppo accondiscendente, ma di fronte ai voleri dell’allora premier Vladimir Putin. E che ora lavora come primo ministro sotto lo stesso Putin.

In estate, un documentario altrettanto misterioso lo ha accusato di aver procrastinato oltremodo l’uso della forza contro la Georgia nella guerra del 2008. Come in ogni periodo in cui il potere chiude le porte e si arrocca in un riserbo maggiore del solito, non è difficile immaginare che due potenti gruppi di élite siano in lotta tra di loro. Nel governo, si fa notare a Mosca, un personaggio dal profilo sempre più deciso è il vice primo ministro incaricato della difesa Dmitry Rogozin, ex ambasciatore presso la NATO e noto per la sua retorica nazionalista.

Intanto, il punto di domanda sul buono stato dei rapporti tra il presidente e il premier russo diventa sempre più ingombrante: una riunione di qualche giorno fa al Cremlino, tramessa in tv, doveva raccontare un clima di “pace universale”, ma alcune occhiate fermate dalle telecamere e voci trapelate dietro le quinte descrivono una situazione ben più complessa. Già il malcontento di Putin per l’attuale governo guidato da Medvedev ha dato adito a numerose voci contrastanti.

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