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La dialettica tra magistrati sul caso Mps

Cosa non si farebbe per quindici minuti di celebrità. La celebre massima di Andy Warhol sembra ora estendersi a una inaspettata categoria di soggetti: i giudici. Il caso Monte Paschi di Siena scuote le banche, la politica, la magistratura. E proprio in quest’ultima poche ma autorevoli voci si alzano per criticare la smania di protagonismo di alcune procure italiane.

La decisione dei giudici di Trani di aprire un’inchiesta per usura e truffa che vede indagate decine di persone e che riguarda proprio Mps, assieme ad altre quattro banche (Bnl, Unicredit, Intesa Sanpaolo e Credem) sui derivati, ha fatto storcere il naso a molti.
A partire dal vicepresidente del Csm Michele Vietti che oggi in un’intervista al Messaggero ha lanciato accuse precise: “Sulla vicenda Mps sembrano emergere profili di speculazioni spericolate e comportamenti censurabili. Bisogna evitare ogni strumentalizzazione dannosa per l’Italia. Occorre accertare le responsabilità ma occorre anche salvaguardare l’interesse nazionale. Ed è opportuno nella specie evitare iniziative estemporanee che prescindano da qualunque criterio di competenza territoriale”.

Per questo, fanno sapere da Palazzo del Marescialli pur non citando esplicitamente la procura di Trani, il comitato di Presidenza del Csm ha deciso di aprire una pratica in sesta commissione, competente per le riforme dell’ordinamento giudiziario, per esaminare la questione delle competenze territoriali. Parlando a margine di un convegno, stamattina lo stesso Vietti aveva risposto ai cronisti sul tema, sempre senza citare esplicitamente l’indagine pugliese, ma deplorando l’esistenza di “qualche iniziativa” che “sembra più dettata dall’esigenza di inseguire la notorietà che da un responsabile esercizio dell’azione penale”.

Concetto già espresso dal procuratore milanese Edmondo Bruti Liberati nel suo intervento al congresso di Magistratura Democratica sabato: “Sembra che la regola della competenza territoriale sia un optional. C’è stata una gara tra diversi uffici giudiziari, ma sembra che la new entry abbia acquisito una posizione di primato irraggiungibile”. Pur non citandola mai, il riferimento alla procura della cittadina pugliese è evidente. Liberati si è detto contrario al “protagonismo di certi magistrati che si propongono come tutori del vero e del giusto, magari con qualche strappo alle regole processuali e alle garanzie, si intende a fin di bene”, al “populismo” e alla “demagogia” di certi magistrati, che peraltro “non sanno resistere al fascino” dell’esposizione mediatica.

Agli implacabili giudici pugliesi, protagonisti di tante iniziative fantasiose, dall’inchiesta contro Standard&Poor’s e Fitch a quella sull’attentato mai realizzato contro Gianfranco Fini ipotizzato in un editoriale su Libero da Maurizio Belpietro, saranno fischiate le orecchie.



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