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Così la Nato sprona l’Ue a spendere di più per la difesa

La crisi economica non deve distogliere i Paesi europei dai temi della sicurezza, ha spiegato il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen presentando il rapporto 2012 dell’Alleanza. Tradotto: i partner europei devono contribuire di più alle spese per la difesa di quella che è ancora “la più importante potenza militare al mondo”. In caso contrario si rischia di indebolire l’alleanza con i gli Stati Uniti.

Il segretario ha sottolineato alcune cifre. Nel 2012 Washington ha contribuito per il 72 per cento al bilancio delle difesa dell’Alleanza. Cinque anni prima la quota era del 68 per cento. Il resto è in gran parte sulle spalle di Gran Bretagna, Germania, Italia e Francia, con quest’ultima tuttavia che sta riducendo il proprio contributo.

Nel computo totale delle spese militari globali, la quota della Nato è scesa al 60 per cento nel 2011 contro il 69 per cento del 2003 e in previsione potrebbe ancora calare, al 56 per cento, entro il prossimo anno.

Richiami che evocano il discorso tenuto a Bruxelles nel 2011 dall’allora segretario alla Difesa Usa Robert Gates che non mancò di ricordare all’Europa l’insofferenza dei parlamentari Usa verso quello che consideravano lo scarso impegno degli altri partner dell’Alleanza a finanziare la propria difesa.

Come ricorda l’ EuObserver, nonostante la crisi i governi europei hanno comunque continuato a investire in armamenti. Nel 2011 l’Unione ha accordato licenze per esportazioni in Grecia, Portogallo e Spagna, rispettivamente per 783 milioni di euro, 397 milioni e 1,6 miliardi. Analizzando meglio i dati, continua il sito, si scopre tuttavia come nel caso greco si tratta di licenze per negoziare future vendite, nel caso spagnolo si  conta il coinvolgimento di Madrid nel progetto Eurofighter e che Lisbona, come confermato dal ministero per la Difesa, ha ridotto il bidget per l’acquisto di equipaggiamento militare del 60 per cento, ritirandosi da molti programmi.

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