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La strategia Biden per la politica estera degli Usa

Sabato 2 febbraio il vice presidente Usa è intervenuto alla Conferenza per la sicurezza di Monaco. Nel suo intervento Joe Biden la discusso la politica estera degli Stati Uniti degli ultimi quattro anni soprattutto riguardo Iraq e Afghanistan, il programma nucleare dell’Iran, la crisi finanziaria globale, l’azione antiterrorismo e le relazioni tra Usa e Russia.

Ecco alcuni punti del discorso:
“Signor Ambasciatore, quattro anni fa a questa conferenza abbiamo proposto a Stati Uniti e Russia di schiacciare il ‘pulsante del riavvio’ delle relazioni tra i due Paesi, una frase che è diventata sinonimo di molte più cose di quanto io volessi intendere. In realtà l’idea intendeva la realizzazione di una agenda comune riguardante gli interessi comuni dei due Stati.

“Io direi, e credo che il ministro degli Esteri Lavrov possa essere d’accordo sul fatto che passi importanti,  passi importanti ci hanno permesso di realizzare alcune buone cose. Negoziare, ratificare e applicare il trattato Start; mettere in moto nuove sanzioni contro l’Iran; trovare forme d’azioni comuni contro la Corea del Nord; sviluppare la rete settentrionale dei rifornimenti per le forze Usa e Isaf di stanza in Afghanistan; espandere le relazioni economiche e commerciali riguardanti sia l’accesso di Mosca al Wto quanto l’aumento delle normali relazioni commerciali tra Usa e Russia; negoziare un accordo di cooperazione sul nucleare civile; far progredire la commissione presidenziale di consultazioni bilaterali mettendo in opera la più vasta agenda di cooperazione mai sperimentata prima da Usa e Russia nella quale sono coinvolti sia funzionari dei due Paesi quanto le rispettive opinioni pubbliche”, ha evidenziato Biden.

“Quattro anni fa io però ho fatto chiaramente capire che nessuno di noi, ne Russia ne Stati Uniti, è naif. Avevo infatti detto che per noi non tutto sarebbe stato oggetto di accordo – ha dichiarato -. Per esempio gli Usa non riconosceranno Ossezia e Akhazia del sud come stati indipendenti. Non riconosceremo il fatto che possano esistere Stati che rivendichino proprie sfere d’influenza. Continua a essere valido il punto di vista Usa che ogni Stato sovrano ha il diritto di affermare proprie decisioni e scegliere proprie alleanze. Tutto ciò continua a essere la posizione Usa e non cambierà”, ha ossevato.

“Nel frattempo – ha proseguito – sono emerse altre differenze. Non è un mistero per nessuno l’esistenza di profonde disparità di vedute su questioni quali Siria, difesa missilistica antimissili, allargamento Nato, democrazia, diritti umani. Si tratta di diversità reali. Ciò nonostante continuiamo a credere che esistano opportunità per una partnership tra Mosca e Washington in grado di far fare passi avanti a sicurezza reciproca e interessi della comunità internazionale. Con ciò ho in mente la salvaguardia e la riduzione degli arsenali nucleari, il rafforzamento di commercio e investimenti bilaterali in modo da liberare tutto l’enorme potenziale innovativo delle nostre società, l’attiva collaborazione per lo sviluppo della libertà di navigazione nell’Artico garantendo contemporaneamente l’accesso alle risorse naturali della regione”.

Per i prossimi anni ci saranno sicuramente nuove sfide.
“Nei prossimi quattro anni, ma anche oltre questo lasso di tempo, Europa e Usa spingeranno a prendere in considerazione una nuova serie di problematiche non meno impegnative di quelle che io ho elencato in questa sede quattro anni fa. Non meno risolvibili però di quelle. Almeno questo è quanto penso.
La prossima settimana nel discorso sullo Stato dell’Unione il presidente Obama darà maggiori particolari riguardo la nostra agenda. Io, in quanto vice presidente, ho appreso quanto non faccia bene cercare di sostituirsi al presidente. Eccome se l’ho appreso. Rispetto a quattro anni fa, oggi sono più esperto.
Ma posso dire sin da ora che all’ordine del giorno ci sarà il rafforzamento del regime di non proliferazione nucleare, la riduzione globale delle riserve e la messa in sicurezza del materiale nucleare. Voglio aggiungere – Sam mi ha raccontato dell’iniziativa che lui e i suoi colleghi hanno in mente e siamo ansiosi di sentirla – che la lotta al cambiamento climatico deve fare dei passi avanti; occorre inoltre accrescere le nostre iniziative per promuovere salute globale e sicurezza alimentare e mettere fine alla povertà estrema nel prossimo futuro. Rafforzare le nostre alleanze, necessarie, essenziali alla nostra capacità di far fronte alle sfide del XXI secolo; le barriere commerciali comprese quelle con l’Europa devono diminuire in modo da rendere percepibile la crescita sulle due rive dell’Atlantico. Dobbiamo inoltre mantenere le promesse riguardo l’obiettivo, evanescente ma indispensabile, della pace in Medio oriente e rafforzare le democrazie nel Sud-est asiatico, America latina, l’Africa sub-sahariana e quelle che attualmente coinvolgono il Medio oriente”, ha concluso.

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