L’unica certezza è, ad oggi, che Benedetto XVI ha deciso di rinunciare all’esercizio del proprio ministero e che quindi a partire dalle ore 20 del 28 febbraio inizierà il periodo della sede vacante. Nulla si sa, invece, per quanto riguarda il conclave. Volendo attenersi alla lettera della Costituzione “Universi Dominici Gregis”, il conclave dovrebbe svolgersi entro 15-20 giorni dall’inizio della sede vacante. Questo perché, una volta morto il Papa, è necessario dare ai cardinali il tempo per recarsi in Vaticano. Ma qui il caso è diverso, tanto che lo stesso padre Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha ipotizzato la possibilità di un Conclave anticipato. Una possibilità, quest’ultima, che nelle ultime ore sta diventando sempre più realistica.
E come avviene in occasione di ogni conclave, è già iniziata la caccia al futuro Papa, con tanto di quotazioni da parte dei bookmakers inglesi. Chi sono, dunque, i cardinali, e le cordate, che giocheranno un ruolo chiave nel futuro Conclave?
I ratzingeriani
Non troppo anziano, poliglotta, di fine formazione teologica, con esperienza pastorale e, possibilmente, “vicino” a Benedetto XVI. Questi, secondo alcuni osservatori, i requisiti del nuovo Papa. Se ciò è vero, allora, un posto di rilievo deve essere riconosciuto all’arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola. Settantuno anni, teologo di fama mondiale, Scola è stato voluto alla guida della diocesi di Milano direttamente da Benedetto XVI, che lo ha preferito all’ex prefetto della Biblioteca Ambrosiana Gianfranco Ravasi, sponsorizzato dal Segretario di Stato Tarcisio Bertone, ed è stimato in tutto il mondo come “uomo del dialogo”. Altro nome forte, in quest’ottica, sarebbe l’arcivescovo di Vienna Christoph Schoenborn, domenicano ed ex allievo di Ratzinger, che è particolarmente legato a Scola per la comune militanza nella rivista Communio insieme al cardinale ungherese, nonché arcivescovo di Budapest, Peter Erdo. Altro ratzingeriano di ferro è il cardinale canadese Marc Ouellet, a capo della potente Congregazione dei vescovi da circa tre anni e proveniente anch’esso dalla rivista Communio.
Gli italiani
Rappresentano, come sempre, il gruppo più numeroso (sono 28) ma, al contempo, sono quelli maggiormente divisi. Oltre al ratzingeriano Scola, infatti, molti porporati elettori potrebbero guardare con interesse al cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, al quale Benedetto XVI ha affidato la predicazione degli esercizi spirituali quaresimali. Una vetrina di grande esposizione mediatica grazie alla quale Ravasi, sostenuto da Bertone, potrebbe forse supplire, almeno in parte, alla mancanza di esperienza pastorale. Possibile soluzione di compromesso per uscire da un’eventuale impasse tra i fedeli di Scola e quelli di Bertoni potrebbe essere rappresentata dal cardinale di Genova, nonché presidente della Conferenza Episcopale Italiana, Angelo Bagnasco. Italiano è, ovviamente, lo stesso Bertone che può contare su numerosi fedelissimi all’interno del conclave. Ma, all’età di quasi 79 anni, è più probabile che decida di scegliere un candidato all’interno dei suoi fedelissimi.
Gli ordini religiosi
Non ci sarebbe da stupirsi se, questa volta, il nuovo Papa appartenesse ad un ordine religioso. Una buona parte dei 117 cardinali che entreranno in conclave, infatti, appartiene a un ordine religioso o a una congregazione. Benedetto XVI ha dosato nel corso del suo pontificato la presenza delle varie famiglie e quindi oggi non ve ne è una che prevalga nettamente sull’altra. I più numerosi, comunque, sono i salesiani, ai quali appartiene il cardinale Bertone (una delle critiche che vengono rivolte al Segretario di Stato è quella di avere posto parecchi suoi confratelli in posti chiave in Vaticano). Tra i francescani, poi, spiccano Claudio Hummes, già prefetto della Congregazione per il clero e, in un certo senso, ritenuto, almeno all’inizio, come una possibile alternativa a Ratzinger e Martini nel corso del conclave del 2005, e l’americano Sean Patrick O’Malley, noto per avere intrapreso una significativa operazione di pulizia nella diocesi di Boston sconvolta dalla pedofilia. Se i Gesuiti hanno perso il cardinale Carlo Maria Martini, in questo conclave potranno contare sempre su Mario Jorge Bergoglio, che fu in lizza per il papato in occasione dello scorso conclave. Un ruolo di rilievo verrà giocato anche dal domenicano, nonché ratzingeriano di ferro, Christoph Schoenborn, al quale poi si aggiungono rappresentanti di vari ordini, magari poco noti al grande pubblico ma che svolgono un ruolo prezioso all’interno della Chiesa: redentoristi, lazzaristi, focolarini, sulpiziani e scalabriniani.
Il partito nordamericano
E’ una Chiesa, quella americana, scossa dal caso Mahony, ovvero il cardinale accusato di avere coperto numerosi casi di pedofilia nella propria diocesi. Sempre più forti e pressanti sono gli appelli, provenienti anche da qualche cardinale elettore, affinché l’ex arcivescovo di Los Angeles decida di rinunciare ad entrare in conclave. Ciò nonostante, i cardinali americani giocheranno un ruolo molto importante nel corso del prossimo conclave. Due sono i porporati in grado di arrivare al soglio di Pietro o, quantomeno, di spostare gli equilibri all’interno del conclave. Da un lato, Timothy Dolan, 63 anni, arcivescovo di New York nonché uomo di grandi relazioni pubbliche tanto da aver partecipato alla cena benefica alla quale erano presenti i candidati alle ultime elezioni presidenziali svoltesi negli Stati Uniti. Dall’altro lato, il canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi, il cui ruolo nella Curia romana è cresciuto sensibilmente negli ultimi anni visto il suo rapporto, piuttosto stretto, con Benedetto XVI.
La Chiesa emergente
C’è chi ritiene che il prossimo conclave, sulla spinta del gesto inaspettato di Benedetto XVI, possa portare in se un qualcosa di rivoluzionario. Un nome nuovo, quindi, secondo questa linea, potrebbe essere quello dell’arcivescovo di Manila Luis Antonio Tagle. Cinquantacinque anni, Tagle è espressione di una Chiesa, quella asiatica, caratterizzata negli ultimi anni da un grande dinamismo. Altrettanto ricca di cattolici e di vocazioni è la Chiesa sudamericana, il cui esponente principale sembra essere il brasiliano, di origine tedesca, Odilo Pedro Scherer, arcivescovo di San Paolo nonché membro della Commissione cardinalizia di vigilanza sullo IOR. Secondo alcuni, poi, potrebbe essere la volta buona per l’elezione di un Papa nero. E si guarda, così, con interesse alla figura del cardinale ghanese Peter Turkson, divenuto famoso per avere proiettato, nel corso dell’ultimo Sinodo, un breve video che metteva in risalto il pericolo di una islamizzazione dell’Europa. Un’ipotesi, quella del Papa nero, che viene però scartata da Georg Ratzinger, fratello di Benedetto XVI: “Potrebbe arrivare più in là: non ritengo che questo avverrà adesso” ha dichiarato monsignor Ratzinger.
I kingmaker
Vi è poi un gruppo di cardinali che, vista l’età, non hanno alcuna speranza di ambire al papato. A parte il cardinale Tarcisio Bertone, che cercherà ovviamente di “sfruttare” il proprio ruolo di Camerlengo per indirizzare i voti verso porporati a lui vicini, quale il cardinale Ravasi, numerosi sono i cardinali che svolgeranno un ruolo guida all’interno delle varie congregazioni che precederanno il conclave. Tra questi, i cardinali italiani Ruini, Tettamanzi e Re così come i sudamericani Hummes e Bergoglio. Difficilmente questi saranno in corsa per succedere a Benedetto XVI. E per questo, forse, potranno fare sentire ancora di più la propria voce.