Ambiente e innovazione. Ecco le due parole chiavi per il futuro del Paese di cui bisognerà tener conto per rilanciare uno sviluppo deciso e sostenibile per l’Italia già dalla mattina del 26 febbraio, e su cui la fondazione Formiche si fa portatrice dell’idea di una grande coalizione con l’appuntamento Memorandum2013. Ma è anche il ministro dell’Ambiente Corrado Clini a chiedere un programma comune che non tenga conto di un solo punto di vista. Con la sua proposta si lanciano anche esponenti dell’imprenditoria, come il vicepresidente di Confindustria Aurelio Regina e il presidente della Cciaa e di Acea, Giancarlo Cremonesi. E l’appello si fa trasversale con Lorenzo Cesa (Udc), Antonio D’Alì (Pdl) ed Ermete Realacci (Pd). (Guarda la photogallery di Umberto Pizzi)
“I problemi non sono risolti, devono essere affrontati avendo chiaro in mente cosa si vuole fare e serve una solidarietà nazionale, penso a quello che sta avvenendo in Germania e in Olanda. La strada migliore sarebbe infatti mettere insieme le forze politiche più importanti perché convergano su un programma comune per il futuro del Paese, che è più importante del prevalere di un solo punto di vista”, ha spiegato il ministro Clini.
Da dove partire? “Il Parlamento ha messo un cantiere importanti modifiche per la semplificazione e la trasparenza nelle procedure di semplificazione ambientale che ostacolano gli investimenti e la crescita sostenibile. Mi auguro che, al di là delle formule politiche, si continui su questa strada”, ha proseguito, sottolineando come “sull’agenda verde serva un impegno trasversale”.
Il commento di Cesa (Udc), Realacci (Pd) e D’Alì (Pdl)
Per il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa bisogna dare una svolta al Paese “resettando 20 anni fatti di grandi promesse più che di fatti concreti”. E se l’Udc avrà un ruolo importante in Parlamento, “cercheremo di trovare delle convergenze sul tema delle riforme e di trovare una sintesi in positivo, dando una svolta che ci porti ad occuparci di cose concrete”. D’altra parte secondo Cesa, “Grillo raccoglie i voti di un malessere che deriva dalla mancanza delle riforme che non siamo riusciti a fare”.
Secondo il deputato Pd Ermete Realacci il prossimo governo dovrà capire qual è il posto dell’Italia nel mondo. Come far ripartire la crescita? “Con una redistribuzione della ricchezza e con l’avvio di piani specifici”. Un no deciso Realacci lo ha riservato a una delle ultime proposte berlusconiane. “Il condono edilizio ha ci farebbe tornare indietro e renderebbe l’idea di un’Italia stracciona”, ha evidenziato.
Per il senatore Pdl Antonio D’Alì occorre invece un forte quadro legislativo nazionale. “La politica del futuro – ha sottolineato – è ambientale nel senso concreto”. Il Pdl intende “lanciare un piano casa orientato alla riqualificazione edilizia nel Paese”, ha poi spiegato.
Il ruolo del sistema bancario
Secondo Francesco Confuorti, presidente di Advantage Financial, la ricchezza italiana è stata dissipata con investimenti poco chiari e da aziende che non avevano nulla di sociale. La priorità sarebbe invece quella di coniugare “i prestiti bancari con la sostenibilità sociale”. Le banche dovrebbero infatti “premiare la positività ambientale e sociale, abbassando il costo del denaro e rimettendoci così alla testa delle potenze industriali”, ha proseguito.
L’allarme lanciato da Regina (Confindustria) e Cremonesi (Cciaa Roma)
Aurelio Regina, vicepresidente di Confindustria, ha lanciato un grido d’allarme sull’emergenza sociale in cui si trova il Paese, che dal 2007 ha perso 1,5 milioni di occupati. Quello che serve “è un cambiamento di rotta totale”, ha commentato.
Occorre fornire “un quadro normativo certo e stabile almeno fino al 2020, e promuovere una politica che si basi sulla ricerca e sullo sviluppo nel settore ambientale, con la creazione di un nuovi modelli di partenariato tra pubblico e privato”. Secondo Regina “è improbabile che ci sia un clima politico di grande coalizione, però è molto importante comprendere a fondo qual è il salto di qualità che la politica deve fare”. E poi, sottolinea, “come si fa ad essere competitivi con la pressione fiscale più alta d’Europa?”. Ma Regina si rivolge anche a Bruxelles, sostenendo che sull’energia bisognerebbe adottare una politica più integrata anche a livello comunitario.
Il presidente della Camera di commercio di Roma e di Acea, Giancarlo Cremonesi, dice basta al “tutti contro tutti”. “Una guerra di bande non è più possibile. Il Parlamento deve stabilire gli obiettivi prioritari ed irrinunciabili per il Paese, da perseguire a prescindere se vogliamo salvare il Paese”. I politici “dopo il voto devono impegnarsi a fare, non ad incolparsi”, ha sbottato.
Anche Guido Ghisolfi, vicepresidente del gruppo Mossi&Ghisolfi (M&G), torna sulla necessità di fare sistema. E’ necessario “uscire da una logica di scontro” e che imprenditoria, istituzioni e mondo della scuola “facciano sistema”. Ghisolfi ha poi sottolineato il deficit che riguarda la burocrazia locale, che spesso “non è in grado di reggere su degli obiettivi condivisi”. Per Francesco De Santis, presidente Conai, l’obiettivo sarà anche quello di avere “zero discariche per i rifiuti d’imballaggio”.