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L’Agenda del Mezzogiorno: scambio patrimoniale-Irap

Un’agenda per il rilancio del Sud, all’attenzione delle forze politiche in vista delle prossime elezioni di fine febbraio. E’ stata presentata da 21 Istituti meridionalisti e lancia delle proposte alla classe politica che si propone di governare il Paese.

Il Documento-Agenda prevede l’introduzione del reddito di cittadinanza, la riforma del Patto di stabilità, l’aumento della tassazione sui consumi con aumento dell’Iva e patrimoniale in cambio però dell’abolizione dell’Irap sulle imprese manifatturiere. Inoltre chiede interventi specifici di politica industriale contro la desertificazione; riqualificazione urbana, logistica, sfruttamento di energie rinnovabili; rinnovamento classi dirigenti e governance multilivello.

Gli Istituti firmatari sono Animi, Associazione per studi e ricerche Manlio Rossi-Doria, Associazione Premio Internazionale Guido Dorso, Censis, Centro Studi e Ricerche Guido Dorso,
Fondazione Centro Ricerche Economiche Angelo Curella, Fondazione con il Sud, Fondazione Francesco Saverio Nitti, Fondazione Giustino Fortunato, Fondazione Mezzogiorno Europa, Fondazione Res, Fondazione Sicilia, Fondazione Sudd, Fondazione Ugo la Malfa, Fondazione Valenzi, Formez, Istituto Banco di Napoli- Fondazione, Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Ipres (Istituto Pugliese di Ricerche economiche e sociali), Obi (Osservatorio Banche-Imprese di economia e finanza) e Svimez.

Il rapporto poi illustra quanto sia ormai urgente un intervento per il Mezzogiorno. Negli ultimi 5 anni il Prodotto interno lordo italiano ha perso oltre il 7%: più del 6% al Nord, quasi il 10% nel Mezzogiorno. Questa – si legge nel rapporto – è anche la conseguenza dell’effetto recessivo delle quattro manovre effettuate tra il 2010 e il 2011, che sul Pil del 2012 è stimabile in -2,1 punti percentuali, a fronte di -0,8 punti al Centro Nord.

L’occupazione poi è diminuita di oltre 530mila addetti, per circa il 70% nelle regioni meridionali. Se l’emergenza è il lavoro, e in particolare quello dei giovani, delle donne e delle categorie più professionalizzate del Mezzogiorno, è da lì che bisogna ripartire.


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