C’è il piano delle promesse e degli attacchi facili. E c’è il piano che oggi l’editorialista dell’Unità, Emanuele Macaluso, chiama dei sondaggi e della razionalità. Nel primo, si continua a dire che no, un governo che unisca Mario Monti e Nichi Vendola non s’ha da fare, che è “fantascienza” (copyright Pier Ferdinando Casini) un’alleanza post-voto tra la coalizione di centro-sinisitra e quella di centro.
In quest’orizzonte si inserisce l’esternazione di questa mattina del candidato premier di Scelta civica a “L’aria che tira” su La7: “Io non ho e non avrò niente in comune con questa coalizione di sinistra”. Dopo il voto, ha aggiunto Monti riferendosi all’eventualità che alcuni parlamentari si uniscano al suo gruppo, “si potrà fare un discorso con i parlamentari e non solo con gli elettori…”. Mentre Nichi Vendola, oggi in versione più low profile del solito, ha detto a Bari, prima di presentare il suo spot elettorale, di avere “simpatia personale per Monti e Casini” ma che l’Italia ha bisogno oggi di una svolta radicale”.
Nell’altro piano, spiega l’ex direttore del Riformista sull’Unità,”i sondaggi e soprattutto la razionalità ci dicono che il centro-sinistra, ottenendo il 35% dei voti, avrà con il Porcellum il 55% dei deputati e non si sa quanti senatori”. E allora, si chiede il giornalista di lungo corso già al vertice del quotidiano ora diretto da Claudio Sardo, “nella situazione di questo Paese si possono fare grandi e forte riforme con il 35% dei consensi reali?”.
Lo stesso discorso vale per Monti “e i suoi amici che considerano un successo se toccano il 15%. Il Professore pensa di governare con questi consensi reali? Vuole continuare a giocare con la storiella dei ‘riformisti che sono a sinistra e a destra’”?
E allora forse, in quest’ultima fase di campagna elettorale non sarebbe meglio abbandonare la strategia elettorale che impone di fare sempre i duri e puri, fino a prova contraria, e far prevale la chiarezza. Come si interroga Macaluso, “non è arrivato il momento per Monti, Bersani e Vendola di dire agli elettori come stanno le cose e cioè che l’accordo tra i due schieramenti è obbligato dai fatti e spiegare cosa vogliono e possono fare insieme?” I tre hanno una settimana di tempo per provare a rispondere.