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Mps, Eni, Finmeccanica. Tre coincidenze fanno una prova?

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

Una coincidenza è casuale, due sono un indizio, tre una prova. Primo, scandalo Montepaschi, banca da sempre in quota a sinistra e Pd. Secondo, affaire Saipem-Eni, ambiente attribuibile al PdL, sia per le passate nomine ai vertici, sia per l’interesse del centro destra alle grandi correnti internazionali dell’energia, che passano dalla Russia ai Paesi Arabi e dell’Africa.

Terzo, caso Finmeccanica, con vertice e azienda (Agusta, basata in provincia di Varese), a ragione o a torto considerati vicini alla Lega, ma con responsabilità e amicizie attribuite anche a membri importanti del governo uscente, Monti, Grilli, Passera.

Insomma, ce n’è per tutti, e le detonazioni sono a distanza talmente ravvicinata da far pensare che i dossier fossero belli e pronti, da riaprire per l’occasione, con grandi effetti mediatici a prescindere dall’efficacia delle accuse.

Sono gli ultimi ostacoli del rettilineo finale, a pochi metri da un traguardo elettorale che può determinare cambiamenti profondi nella politica ma soprattutto nella struttura organizzativa del paese: e per molti politici, gran commis di stato, uomini dei servizi, super manager, è questione di sopravvivenza. E allora, come in guerra, ogni strumento diventa lecito.

I casi citati richiederanno anni per essere approfonditi e, se mai accadrà, per essere portati a giudizio finale. Ma oggi sono utili sulle prime pagine. Per spostare qualche frazione di punto di voti, per bloccare operazioni in corso sgradite politicamente (caso Ansaldo) o per iniziare a creare spazi per nomine di nuovi amici. Dalle indagini si scoprirà, forse, che a grandissimi affari si sono associati costi di intermediazione del 2-3%.

Tanti soldi, centinaia di milioni, soprattutto se percepiti irregolarmente o non dichiarati da eventuali contribuenti italiani. Cifre irrisorie, invece, se confrontate con le dimensioni di settori globali, in cui senza attività di lobbying e di relazioni è impossibile entrare ed emergere. Le controllate di Finmeccanica operavano agli anni ’50 e ’60 in Sud America e nei paesi Arabi; e l’Eni di Mattei ha costruito la sua attuale forza, a beneficio dell’Italia, trattando con grandi e piccoli dittatori in tutto il mondo. Lo sanno bene i concorrenti, lo sa la politica. È ipocrita stupirsi dei costi del sistema; ancora più ipocrita che si stupisca la politica, i cui costi di intermediazione, sia in queste aziende che in altri ambienti, sono purtroppo ben più alti del 2-3%.

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