Skip to main content

Pomellato, allo studio cessione a gruppo del lusso

Pomellato verso una svolta. L’azienda orafa milanese, infatti, avrebbe accelerato le trattative per la cessione. Le ipotesi su un nuovo assetto si rincorrono almeno dal 2011. Adesso, si parla di vendita a un socio industriale. Pomellato, del resto, si trova di fronte a un passaggio generazionale, visto che il fondatorePino Rabolini si avvicina agli ottant’anni, e non ha eredi operativi in azienda.

La cessione potrebbe essere un modo anche per sistemare la quota del 18% facente riferimento ai Damiani, entrati nel capitale nel 2002 attraverso la holding Sparkling. Nella primavera 2011, la famiglia, che controlla anche l’omonima società quotata in Borsa dal 2007, aveva dato mandato a Mediobanca per la cessione. Qualche mese dopo, l’ipotesi era rientrata, lasciando spazio alla strada del mercato azionario che, secondo quanto riportato ai tempi da Bloomberg, “era più che un semplice progetto per il 2013”.  Ancora nel febbraio dello scorso anno, Guido Damiani aveva dichiarato di aver “ricevuto offerte milionarie, che dimostrano il valore del made in Italy e del marchio Pomellato. Ma per adesso non vendiamo”.

 

A questo punto, è possibile che la corsa dei grandi gruppi del lusso ad assicurarsi brand di gioielleria ad alto potenziale abbia convinto Rabolini – che dal 2009 controlla Pomellato attraverso la holding Ra.Mo., mentre una quota del 10% è in mano all’amministratore delegato Andrea Morante – al passaggio di testimone. La società ha fatturato 138 milioni nel 2011 con un ebitda percentuale pari al 14,6. In valore l’ebitda è di 20,2 milioni di euro. Si parla di una valutazione attorno ai 300 milioni, il che equivarrebbe a un multiplo di 15 volte il margine 2011.

Una cifra affrontabile dai colossi del lusso. L’ultimo colpo messo a segno nel settore è quello di Swatch che ha comprato Harry Winston, e che può contare su una liquidità stimata in 1,2 miliardi di euro. Il gigante delle lancette sarebbe in prima fila, poiché Pomellato aprirebbe la prospettiva di replicare nei gioielli (con il marchio Dodo), quanto avvenuto nell’orologeria con il marchio Swatch. In corsa potrebbero esserci ancheRichemont (che ha liquidità per 1,6 miliardi di euro) e Ppr. Non più tardi dello scorso novembre, in occasione del Convegno Pambianco, proprio il numero uno di Ppr François Henry Pinault aveva parlato espressamente di “monitorare attentamente i settori in cui non siamo presenti”.

 


×

Iscriviti alla newsletter