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I timori indiani sulle mire portuali della Cina

Il passaggio ai cinesi della gestione del porto pakistano di Gwadar preoccupa l’India, ha spiegato lo stesso ministero della Difesa di New Delhi. A poco sono servite le rassicurazioni del quotidiano Global Times, vicino al Partito comunista cinese, secondo cui la mossa ha puri scopi commerciali e non sarà un modo per circondare la Repubblica indiana in tempi di competizione tra le due potenze asiatiche.

La China Overseas Port Holding ha ufficialmente preso la gestione del porto la scorsa settimana, sostituendosi ai singaporiani. Una volta completato, ricorda la Reuters, Gwadar, non distante dalla Stretto di Hormuz e 600 chilometri da Karachi, sarà centrale per la circolazione delle petroliere creando un nuovo corridoio energetico che dal Golfo Persico attraversi il Pakistan fino alle regioni occidentali della Cina.

Per il Pakistan, scrive il sito indiano Daily News and Analysis, l’accordo cementerà decenni di rapporti con la Cina. Per Pechino sarò invece un modo per controllare il proprio approvvigionamento energetico. Il timore di New Delhi è tuttavia che eventuali minacce alle navi indiane possano diventare una minaccia all’interno Paese, in particolare in capo energetico. Per questo, scrive il sito, il governo indiano dovrebbe concentrarsi sulla cooperazione con Stati Uniti e Giappone.

Come ricorda la Reuters, un altro nodo della rivalità tra le due potenze è la corsa agli armamenti. L’India conta di stanziare 100 miliardi di dollari nei prossimi 10 anni. Il bilancio della Difesa cinese è invece salito dell’11,2 per cento tra il 2011 e il 2012. Le spese indiane dovranno tuttavia fare i conti con i tagli decisi dal governo.


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