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Guida ai programmi green di Bersani, Berlusconi, Monti, Grillo e Giannino

Si parla molto di Imu e di tasse, spesso di Mps e banche, troppo di alleanze post voto, ma poco di come combattere la disoccupazione e di politiche ambientali. A ridosso del voto del 24 e 25 febbraio Formiche.net ha voluto scandagliare i programmi “verdi” dei principali partiti. Ecco una rapida rassegna.

Il centrodestra
Il capitolo ambiente (un documento in pdf scaricabile, nella sezione centrale, dalla pagina del sito www.pdl.it) del Pdl parla di sviluppo del ”sistema degli incentivi per le energie rinnovabili evitando di creare rendite dannose”. Poi, diminuzione delle accise sul costo dell’energia, ”favorire la concorrenza e contrastare gli oligopoli”, e maggiori ”incentivi per gli investimenti in nuove tecnologie” per la riduzione dei consumi. C’è spazio per un ”nuovo piano per il riassetto idrogeologico del Paese e messa in sicurezza del patrimonio immobiliare”. Per i rifiuti si pensa a ”realizzare cicli integrati regionali di smaltimento, con l’obiettivo dell’autosufficienza; incentivare la raccolta differenziata e la riduzione della produzione dei rifiuti”. La green economy è vista attraverso la lente dell’eco-innovazione. C’è poi spazio per la tutela degli animali da compagnia per il quali viene prevista la cancellazione delle spese dal redditometro, e la lotta al randagismo. Nello spazio dedicato al turismo, definito il ”nostro petrolio”, si parla anche delle concessioni balneari in termini di ”valorizzazione e stabilizzazione” per ”garantire il rilancio degli investimenti” (bisogna ricordare che l’ultimo esecutivo Berlusconi aveva provato a ‘offrire’ il demanio marittimo, le spiagge, per 90 anni, sollevando le proteste del mondo ambientalista).

Scelta Civica
L’agenda Monti apre alla green economy : ”La tutela dell’Ambiente è un investimento per il futuro e presupposto per vivere meglio il presente. Lavoro e salute non devono più essere alternativi, ma complementari. Per questa ragione l’economia verde non può essere altro dall’economia. L’industria, i trasporti, gli edifici devono riorientarsi secondo i criteri dell’efficienza, del contenimento delle emissioni nocive, dell’impiego di materiali riciclabili e di tecnologie intelligenti. Programmi formativi e incentivi devono facilitare le scelte ‘verdi”’. Anche qui si parla di riduzione dei rifiuti. Aspetto che ritorna, dalle linee seguite dall’attuale governo, è il rispetto delle regole, che ”devono essere chiare e ragionevoli ma bisogna essere intransigenti verso chi le viola”. Inoltre, secondo Scelta civica ”la Strategia energetica nazionale – derubricata da Corrado Passera – punta a fare del Paese un hub energetico del Mediterraneo”. L’obiettivo è ”dare all’Italia un’energia meno costosa, più sicura e più sostenibile”. Il leader del partito, Gianfranco Fini, presentando l’agenda verde di Fli (che sostiene la candidatura di Monti a premier) si e’ augurato che nella prossima Legislatura, ”se si farà una discussione positiva sulla riforma della seconda parte della Costituzione”, possa esser ”inserita un’innovazione anche nella prima, sempre valida ma da mettere più in sintonia con i tempi, con l’introduzione della tutela ambientale come bene costituzionale”.

Pd
Il Partito democratico, con il programma “L’Italia Giusta”, offre due capitoli: quello sullo sviluppo sostenibile, e quello sui beni comuni. Il primo, sullo sviluppo sostenibile, viene declinato nella formula ”del saper fare italiano”, la chance che abbiamo è ”quella di una Italia che sappia fare l’Italia”. Si parla di ”ridare centralità alla produzione” con ”una politica industriale integralmente ecologica”. Punti cardine sono: ”qualità e le tipicità, mobilità sostenibile, risparmio ed efficienza energetica, le tecnologie legate alla salute, alla cultura, all’arte, ai beni di valore storico e alla nostra tradizione, l’agenda digitale”. Tra i beni comuni, l’ambiente ritenuto ”di tutti e di ciascuno” ed elemento che può dare la misura del ”grado di civiltà e democrazia del Paese”: dall’acqua ”non privatizzabile” come da esito referendario, all’energia, al patrimonio culturale, alle infrastrutture dello sviluppo sostenibile sono ”beni che devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle prestazioni”. La proposta è l’introduzione di ”normative che definiscano i parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di controllo”. Vale però la pena ricordare che due paladini dell’ambiente come Roberto Della Seta e Francesco Ferrante, attualmente senatori del Pd e tra i fondatori dell’area Ecodem (Ecologisti democratici), non sono stati riconfermati nelle liste.

Grillo
Il Movimento 5 Stelle si occupa invece di risparmio energetico e riduzione delle emissioni di CO2, incentivi ai trasporti pubblici e alle biciclette. Nella gestione dei rifiuti Grillo ‘blocca’ gli inceneritori. Ampia la ‘prefazione’ dedicata al riscaldamento degli ambienti per il quale viene per esempio proposta la ”riduzione di almeno il 10 per cento in 5 anni dei consumi energetici del patrimonio edilizio degli enti pubblici”. Si spinge sull’efficienza e la riduzione degli sprechi delle centrali esistenti”. Ancora, incentivazione della ”cogenerazione diffusa”, estendere la ”possibilità di vendere energia elettrica anche agli impianti di microcogenerazione” sotto i 20 kW (kilowatt). Tra i punti, anche ”l’eliminazione degli incentivi Cip6”, cioè ”la combustione dei rifiuti” ritenuta fonte rinnovabile. Per i trasporti Grillo propone il ”disincentivo dell’uso dei mezzi privati nelle aree urbane” con lo sviluppo di piste ciclabili e mezzi pubblici. Naturalmente, ‘no’ al Ponte sullo stretto di Messina e blocco immediato della Tav.

Giannino e Ingroia
Fermare il declino di Oscar Giannino rimanda a obiettivi per la crescita economica, come la liberalizzazione rapida di settori ancora non pienamente concorrenziali, quali trasporti ed energia. Per Giannino ”la tutela dell’ambiente deve essere perseguita” attraverso ”la valorizzazione delle risorse ambientali”. Nel campo dei rifiuti si propone di abolirne ”la tassa, da sostituire con una tariffa sui servizi offerti in un mercato competitivo”. Per il consumo di suolo, ”detrazioni per lavori di riqualificazione degli immobili esistenti”. Un paragrafo ad hoc Giannino lo dedica alla semplificazione delle regole per la tutela dell’ambiente. Il candidato premier di Fermare il declino è l’unico, ad ora, che parla di fiscalità verde (pur essendo nelle linee di Monti): Giannino promuove l’adozione di misure di fiscalità ambientale proporzionata al consumo dei beni.
Per Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia è necessario un cambio dell’attuale modello di sviluppo, fermando il consumo di suolo e le grandi opere (‘no’ al Ponte sullo stretto di Messina e stop della Tav); via libera a rinnovabili e risparmio energetico. Il Magistrato dice che ”accanto al Pil deve nascere un indicatore che misuri il benessere sociale e ambientale”. In generale ”va fermato il consumo del territorio, tutelando il paesaggio. Va impedita la privatizzazione dei beni comuni, a partire dall’acqua”. Infine, Ingroia immagina la creazione di ”posti di lavoro attraverso un piano per il risparmio energetico, lo sviluppo delle rinnovabili, la messa in sicurezza del territorio, per una mobilità sostenibile”, anche per migliorare la qualità dell’aria.
Eppure in campagna elettorale tutto questo non trova spazio. Rimane all’angolo in attesa che qualcosa ne porti alla ribalta l’importanza (vedi Ilva oppure la querelle dei rifiuti a Roma). Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini – che non è in corsa – qualche giorno fa lo ha detto: “Bisognerebbe parlarne di piu’ in campagna elettorale”, di ambiente.

 



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