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Romanticismo, algoritmi e serendepità

Il verdetto della grande stampa americana è stata (quasi) unanime: la monogamia è sotto-attacco, gli appuntamenti romantici quasi non esistono più e di relazioni serie neanche a parlarne. Il colpevole? Uno soltanto: l’on-line dating, in altre parole i siti per appuntamenti al buio che negli ultimi dieci anni hanno goduto di un boom fenomenale, sopratutto tra gli americani più giovani.

A lanciare il monito sono stati rispettivamente il mensile americano The Atlantic, il New York Times e il Wall Street Journal. Ma se qualcuno, forse, si è realmente preoccupato del fenomeno, gli inquisiti, i così detti millennials, ovvero la generazione nata tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli 80, si sono profusi in uno sfottio prolungato che ha giudicato gli allarmi dei quotidiani come poco più di una nostalgia borghese, un film in bianco e nero o un fine settimana passato in campagna. Pittoresco e curioso, nulla più. Ma l’avanti e indietro irriverente sui social media non ha fatto in tempo a calmarsi che OkCupid, il principale sito per appuntamenti in rete d’oltre Atlantico, ha lanciato una nuova app. che ha fatto storcere il naso anche ai millenials più liberal.

L’idea di fondo è semplice. Invece di passare ore a cercare tra i vari profili una persona attraente e con interessi simili, cominciare poi a massaggiarci, discutere del come e quando di un incontro si potrà da oggi usare una nuova app. battezzata “Crazy Blind Date” (in italiano pazzo appuntamento al buio) che grazie a un algoritmo seleziona un’anima affine.

Gli utenti devono soltanto indicare i propri gusti, selezionare il proprio bar preferito e specificare le fasce orarie in cui hanno un momento libero. Prima del fatidico incontro non servirà più parlare; soltanto qualche minuto a ridosso dell’ora x sugli schermi dei rispettivi cellulari comparirà una chat da usare in caso di imprevisti. Il resto è tutto fatto in automatico.

Ma c’è di peggio, molto peggio. Finito l’incontro gli iscritti a “Crazy Blind Dates” sono invitati a dare un voto all’appuntamento. Questo poi si traduce in punti, “kudos” (espressione americana che indica un giudizio positivo) e più “kudos” si accumulano, più l’algoritmo di OkCupid darà priorità alla richiesta di un prossimo blind date. In poche parole: migliore è la tua performance più punti ricevi e più possibilità ci sono di essere selezionati di nuovo. Una circolo virtuoso (verrebbe da dire vizioso) in cui il fine diventa l’appuntamento stesso e non la persona.

E’ quasi come se le priorità si fossero invertite – commenta la rivista americana Jezabel – . Prima dell’app. di OkCupid, al di là dei giudizi positivi o negativi sul on-line dating, rimaneva almeno il desiderio di conoscere una persona nuova, passare del tempo insieme, confrontarsi e magari (magari) anche ridere e scherzare. Ora no, o meglio: succede e succederà ancora, ma con il pensiero fisso del prossimo appuntamento, con il desiderio di essere giudicati positivamente e diventare così un pezzo forte di“CrazyBlind Datres”, una merce pregiata, un campione di appuntamenti a ripetizione. Addio allora emozioni, titubanze, paure. Rileggendo la stampa americana viene sa chiedersi se forse in fondo non abbiano almeno in parte ragione.

Questo articolo è apparso originariamente su Linkiesta

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