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Guida alle elezioni. Cosa pensano Monti, Berlusconi, Bersani & Co. della scuola

“La scuola è il luogo fondamentale per il futuro del nostro Paese”. Sono le parole del presidente del Consiglio, Mario Monti, a Brindisi durante una visita all’Istituto Morvillo Falcone, teatro il 19 maggio scorso dell’attentato in cui perse la vita la studentessa Melissa Bassi. Ma quali sono le rispettive proposte sull’argomento dei principali partiti in campo per le elezioni del 24-25 febbraio?

Monti, investimenti per 8 miliardi
Iniziamo proprio da Monti, che per promuovere il programma di Scelta civica sul tema ha postato su facebook un messaggio in cui spiega: “Il grado di civiltà di un Paese si misura dal livello del suo sistema di istruzione e formazione. Solo mettendo l`educazione al centro dell’agenda politica è possibile far ripartire oggi l’Italia di domani”. Nella proposta, i cui dettagli si possono consultare qui, si parla di “nuove risorse riservate alla scuola per 8 miliardi di euro, distribuiti nell’arco della legislatura”, e si precisa che “gli investimenti in educazione dovranno gradualmente crescere a un ritmo pari a quello della crescita del pil”. In quello che il Professore chiama “progetto di riforma radicale”, sono previste “una politica fiscale che consenta di dedurre progressivamente le spese certificate in istruzione, un nuovo stato giuridico per i docenti e la costituzione di reti di scuole per un migliore utilizzo degli organici”.

Bersani, una consultazione nazionale
Nella carta di intenti firmata dalla coalizione di centro-sinistra si parla di “un piano straordinario contro la dispersione scolastica, soprattutto nelle zone a più forte infiltrazione criminale, dal varo di misure operative per il diritto allo studio, da un investimento sulla ricerca avanzata nei settori trainanti e a più alto contenuto d’innovazione”.

Più specificatamente sul sito del Partito Democratico, la proposta sulla scuola prevede una “fase costituente” con una grande consultazione nazionale, l’investimento dovrà tornare almeno al livello medio dei Paesi Ocse (6% del Pil), tagliando altrove la spesa statale. Il Pd si impegna poi a varare un nuovo piano pluriennale per estendere la rete di asili nido e raggiungere l’obiettivo del 33% di copertura dei posti richiesto dall’Europa, un nuovo patto tra il sistema dell’istruzione, il mondo del lavoro e le politiche per combattere la disoccupazione, un nuovo piano pluriennale di esaurimento delle graduatorie per eliminare la precarietà dalla scuola e offrire la necessaria continuità didattica agli studenti, un nuovo contratto nazionale per gli insegnanti, un piano straordinario per l’edilizia scolastica perché “oggi il 64% delle scuole non rispetta le norme di sicurezza”, l’assegnazione di un organico funzionale (dotazione di personale sia docente sia Ata) stabile per almeno un triennio a tutte le scuole.

Nella proposta dell’alleata Sinistra ecologia e libertà, si parla inoltre di “urgenza nel trovare le risorse necessarie a garantire le borse di studio, forme di reddito indiretto come la mobilità gratuita per gli studenti, e strumenti fiscali come la deducibilità delle spese per la scuola, l’emanazione di un testo unico su università e ricerca che può fare ordine dentro il confuso quadro normativo attuale, la garanzia della trasparenza nella gestione dei fondi, sia nell’assegnazione che nei concorsi”.

Berlusconi, autonomia scolastica e inizio percorso educativo a cinque anni
Oltre alle dichiarazioni estemporanee del leader di coalizione Silvio Berlusconi (“a scuola ci sono gli insegnanti di sinistra, dunque le famiglie devono avere un bonus per mandare i propri figli nelle scuole private cattoliche”), il programma di Pdl e Lega sulla scuola prevede, tra l’altro, il raddoppio della detassazione degli utili reinvestiti in ricerca, l’autonomia delle scuole nella scelta degli insegnanti, negli organici e nella gestione efficiente dell’offerta scolastica e formativa, l’avvio e sviluppo dell’agenda digitale nella scuola, l’inizio del percorso educativo a cinque anni, sviluppo e valorizzazione dell’inglese come lingua di insegnamento nei corsi di laurea.

Grillo, basta libri (stampati)
Il programma a cinque stelle del movimento grillino si basa, come prevedibile, sulla rete e sulla rottamazione delle leggi precedenti. Viene proposta l’abolizione della legge Gelmini, la diffusione obbligatoria di Internet nelle scuole con l’accesso per gli studenti, la graduale abolizione dei libri di scuola stampati, e quindi la loro gratuità, con l’accessibilità via Internet in formato digitale, l’insegnamento obbligatorio della lingua inglese dall’asilo, l’abolizione del valore legale dei titoli di studio, le risorse finanziarie dello Stato erogate solo alla scuola pubblica, investimenti nella ricerca universitaria e una maggiore integrazione tra università e aziende.

Ingroia, no alla privatizzazione del sistema
Anche il programma della Rivoluzione civile di Antonio Ingroia sulla scuola è “rottamatore”. Prevede infatti il ritiro delle riforme Gelmini, il blocco degli organici imposto dalle ultime leggi finanziarie, la necessità di accantonare definitivamente qualsiasi progetto di privatizzazione del sistema di istruzione, di stabilizzare il personale precario e l’obbligo scolastico a 18 anni.

Giannino, una scuola del merito
La scuola immaginata da Fare per fermare il declino è basata sul merito. Per questo, si legge sul sito del movimento guidato da Oscar Giannino, “vanno introdotti cambiamenti sistemici come la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo e va abolito il valore legale del titolo di studio”.

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