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Sextortion online. L’Fbi lancia l’allarme

Lo schema, mette in guardia l’Fbi, è freddo e calcolato. Si contatta sui social network la vittima usando un’altra identità, si guadagna la sua fiducia, si riesce a farsi dare informazione personali e sensibili e infine si minaccia di renderle pubbliche se non acconsentirà a mandare foto e video a sfondo sessuale, rovinandone la reputazione.

L’agenzia federale parte dal caso di Patrick Gunn, 31enne di Montogomery in Alabama per dare uno spaccato di un genere di minaccia che passa sotto il nome di “sextorcion”, l’estorsione sessuale informatica.

Il modo di agire di Gunn che ha condotto le sue azioni per due anni ed è stato condannato a 35 anni di carcere per pedopornografia, sfruttava due esche. La prima fingersi un ragazzo appena arrivato in città in cerca di nuovi amici. Nel secondo caso prendeva invece l’identità dell’idolo musicale degli adolescenti Justin Bieber offrendo alle vittime biglietti per i concerti e pass per il dietro le quinte in cambio di foto e video.

Non sono soltanto i ragazzi e le ragazze, benché nativi digitali, a cadere in queste estorsioni. Episodi simili avvengono anche contro adulti. Vittime sono soprattutto donne divorziate ultraquarantenni che vogliono rifarsi una vita sentimentale e sperano di trovare la soluzione online.


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