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La disputa tra Ordini per la banca del Vaticano

“La Commissione Cardinalizia di Vigilanza dell’Istituto per le Opere di Religione ha provveduto alla nomina, a norma degli Statuti, del nuovo presidente del Consiglio di Sovrintendenza nella persona dell’Avv. Ernst von Freyberg”. Con queste parole, pronunciate da padre Federico Lombardi in occasione dell’odierno briefing con i giornalisti, si è conclusa un’intricata vicenda che durava da circa otto mesi, ovvero da quel 24 maggio in cui l’allora presidente dello Ior, Ettore Gotti Tedeschi, venne licenziato dai consiglieri “laici” della banca vaticana. La scelta è caduta, ora, dopo che nei giorni scorsi erano trapelate alcune indiscrezioni, rivelatesi poi infondate, sul tedesco Ernst von Freyberg il quale sarà, però, un presidente part-time. E’ lo stesso padre Lombardi a confermarlo: “Risiede a Francoforte e si prevede che sia a Roma tre giorni alla settimana”.

La sfida tra un tedesco e un belga
Che la nomina fosse nell’aria da giorni, lo aveva confermato anche il Segretario di Stato Tarcisio Bertone il quale, in occasione del ricevimento per l’anniversario dei Patti Lateranensi, aveva dichiarato, secondo fonti vaticane, che la nomina del nuovo presidente dello Ior sarebbe arrivata a breve: “Ora si tratta di pochi giorni e nomineremo un presidente” avrebbe detto il Segretario di Stato. E quindi, forse anche dietro alla spinta di queste dichiarazioni, ieri ha iniziato a circolare sempre più insistentemente il nome di un banchiere belga, Bernard De Corte. Una nomina, quella di De Corte, data talmente per sicura che il portavoce vaticano padre Lombardi è dovuto intervenire affermando con una certa dose di ironia: “A me non risulta che il professor De Corte sia il nuovo presidente dello Ior. Se poi scrivete cose sbagliate perché non aspettate la comunicazione non è colpa mia. Confermo che la decisione è imminente, ma non è una gara al primo che indovina”. Ed ecco così che questa mattina inizia a circolare un nome diverso, quello del tedesco von Freyberg, la cui nomina verrà ufficializzata in tarda mattinata.

L’outsider Marocco
Chi nel frattempo aveva forse iniziato a nutrire nuove speranze era l’avvocato torinese Antonio Maria Marocco. Fedelissimo del Segretario di Stato Tarcisio Bertone (sono stati, in passato, compagni di studi), Marocco è da qualche mese presidente della Cassa di Risparmio di Torino e la sua nomina avrebbe forse potuto risolvere l’impasse creatasi nella “sfida” tra il banchiere belga e l’avvocato tedesco. Se contro la nomina dello svizzero De Corte ha giocato, molto probabilmente, il fatto che negli ultimi anni si fosse occupato di affari riguardanti uffici e shopping center, settori ben diversi da quelli in cui opera lo Ior, contro l’italiano Marocco ha giocato, come avviene oramai da qualche tempo in Vaticano, sull’onda dello scandalo Vatileaks, la nazionalità italiana. La scelta di un banchiere di nazionalità tedesca (sin da subito, in realtà, si parlò di un altro tedesco come possibile nuovo presidente dello Ior, ovvero l’ex banchiere centrale Hans Tietmeyer) va chiaramente nella direzione di recidere sempre più quel vincolo storico esistente tra la banca vaticana e l’Italia. Numerose sono state, recentemente, le inchieste delle autorità italiane, giudiziarie e finanziarie, che hanno avuto ad oggetto lo IOR, l’ultima delle quali ha portato al blocco dei bancomat in Vaticano. E di certo la decisione di aggirare tale blocco rivolgendosi a un istituto svizzero non ha giovato al riavvicinamento delle parti.

I dissidi tra Bertone e Sodano
La scelta del nuovo presidente dello Ior ha generato grande soddisfazione in Vaticano. Dietro tale soddisfazione, però, si celano settimane, se non mesi, di tensioni. Da un lato, in primo luogo, il duro scontro tra il Segretario di Stato, nonché presidente della Commissione cardinalizia di sorveglianza sullo Ior, Tarcisio Bertone, e il cardinale Attilio Nicora, presidente dell’Autorità finanziaria vaticana, il quale aveva criticato, più volte, le nuove leggi in materia di antiriciclaggio così come il licenziamento di Gotti Tedeschi. Dall’altro lato, invece, lo scontro tra lo stesso Bertone e il suo predecessore, il decano Angelo Sodano. Bertone, infatti, negli ultimi mesi ha cercato di accelerare la nomina del nuovo presidente dello Ior, con la speranza di poter porre al vertice della banca un proprio fedelissimo, ovvero Marocco, secondo gli osservatori vaticani. Una volontà resa poi ancora più urgente dalla decisione di Papa Benedetto XVI di rinunziare anzitempo al proprio ministero. L’ex Segretario di Stato Angelo Sodano, invece, capeggiava la cordata di coloro che ritenevano opportuno aspettare il nuovo conclave per individuare il successore di Gotti Tedeschi.

Una banca “prigioniera” degli Ordini
Così come il prossimo conclave vedrà, molto verosimilmente, tra i propri protagonisti cardinali appartenenti a diversi ordini religiosi (tra i quali, ad esempio, salesiani, francescani e domenicani), lo Ior sarà “guidata” dagli Ordini cavallereschi. Il nuovo presidente della banca vaticana, infatti, ricopre la carica di tesoriere per la Germania dell’Ordine dei Cavalieri di Malta mentre il membro più influente del board laico, il vero regista del licenziamento di Gotti Tedeschi, l’americano Carl Anderson, è il Consigliere Supremo dei Cavalieri di Colombo. Due ordini, quello di Malta e di Colombo, i cui rapporti da sempre non sono certo idilliaci e calorosi. Tensioni, si dice, legate alle posizioni di potere occupate in Vaticano dai membri, o presunti tali, di questi ordini e che si sono acuite con la brusca defenestrazione di Gotti Tedeschi, quando i Cavalieri di Colombo, sino ad allora poco noti al grande pubblico, hanno iniziato a riempire le pagine dei giornali. Sarà forse una coincidenza ma l’ultima udienza concessa da Benedetto XVI prima della decisione di rinunciare al pontificato è stata proprio quella che ha visto la partecipazione dei Cavalieri di Malta, ai quali il Papa si è rivolto con queste parole: “Siate testimoni della fede servendo i malati”. Dall’altra parte un ordine, quello dei Cavalieri di Colombo, fondato nel 1882, con un patrimonio stimato di 17 miliardi di dollari e con circa 1,8 milioni di iscritti.

I dubbi sui tempi della nomina
Bertone lo aveva detto, e così è stato. La nomina è arrivata prima del 28 febbraio e rappresenterà, molto probabilmente, l’ultimo grande atto del pontificato di Benedetto XVI. Ma la domanda che inizia a circolare in alcuni ambienti vaticani è: ma era proprio necessario? Tra le priorità del nuovo Papa, infatti, vi sarà quella di riorganizzare le finanze vaticane (si parla addirittura di cambiare il nome alla banca per “tagliare con il passato”), adottando decisioni dolorose e difficili. Ma dovrà farlo con un presidente scelto non da lui e designato, in particolare, negli ultimi quindi giorni del pontificato precedente. E’ soprattutto il vaticanista de La Stampa, Andrea Tornielli, a porsi questo dubbio. “Non c’è dubbio che la nomina non poteva avvenire in un momento peggiore. Davvero l’annuncio del nuovo presidente dello Ior, carica vacante da ben quasi nove mesi senza che la struttura ne abbia particolarmente sofferto, era così urgente, così indispensabile, da dover essere fatta dopo l’annuncio shock delle dimissioni papali?”, si è chiesto Tornielli. A tali dubbi sembra voler rispondere, in un certo senso, padre Lombardi il quale ha dichiarato, in un incontro coi giornalisti, che “era un processo avviato da molto tempo e non vedo perché debba essere interrotto se il Papa ha annunciato la sua rinuncia”.

Le sfide del nuovo presidente
Se la sfida più importante del nuovo presidente dello Ior sarà quella di guadagnarsi la fiducia del nuovo Papa, altri importanti traguardi aspettano von Freyberg. Prioritario sarà, per il nuovo capo della banca vaticana, portare a compimento quell’opera di trasparenza, soprattutto in tema di antiriclaggio, che potrebbe portare nel giro di qualche anno il Vaticano ad entrare nella white list dell’Ocse. Un traguardo piuttosto ambizioso ma che sembra essere alla portata del Vaticano, soprattutto dopo il giudizio positivo espresso in estate da Moneyval. Sarà necessario, però, riuscire anche a trovare il giusto equilibrio nei rapporti con il sistema bancario italiano. Se da un lato, infatti, come ha evidenziato Carlo Marroni su Il Sole 24 Ore, lo Ior ha recentemente tolto i depositi che aveva presso le banche italiane per depositarli negli istituti londinesi, dall’altro lato i rapporti con l’Italia, sia per ragioni finanziarie, storiche e politiche, restano sicuramente centrali.

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