L’intervista a Pietrangelo Buttafuoco, alla vigilia delle elezioni, e che trovate qui, è andata molto vicina nell’inquadrare il risultato elettorale. Del resto, non poteva andare diversamente con questa legge elettorale.
Domenica mattina, di fronte alle schede su cui votare, ho provato un fastidioso senso di frustrazione. Sapevo di contare nulla sull’esito delle urne. Il Piemonte, la regione dove voto, ha infatti un peso contenuto sulla distribuzione dei seggi al Senato, mentre alla Camera anche un vantaggio risicato avrebbe garantito un enorme bottino di seggi. Il Porcellum ha confermato il suo dominio sulla libera scelta degli elettori, fornendo l’ennesimo pareggio. Senza contare che la maggior parte degli italiani, e ciascuno lo avrà sperimentato, non ha ben chiaro il funzionamento di questa legge ed è quindi ignaro di quanto sia inefficace il proprio voto. Figurarsi quanto sarebbe cresciuto il partito di astenuti se il Porcellum fosse stato chiaro a tutti. A tal proposito, basti pensare che non la conosce bene neanche Bruno Vespa che, ieri notte, ha dato per fuori dal Parlamento Ignazio Larussa che invece, proprio in virtù della legge elettorale, è ben saldo sul suo scranno. Tant’é.
E adesso? La situazione è difficile. Politicamente hanno perso sia Bersani che Berlusconi. Anche se ovviamente Bersani si fa forte di aver preso più voti anche se, per colpa della legge elettorale, appunto, non può governare al Senato. E Berlusconi si fa forte della sua rimonta che lo ha portato a pochissimi voti dal Centrosinistra in una tornata elettorale che lo vedeva, nelle previsioni, spacciato.
Ed è chiaro che gli Italiani non vogliono Monti. Perché l’Italia dei Carini quella di Sabaudia, Cortina, Anacapri non è l’Italia. Sarebbe come dire che la Francia è Montecarlo. Per inciso, ormai la località di Montecarlo può essere pronunciata senza far torto a nessuna istituzione.
Quindi? L’unica soluzione è tornare alle urne prendendo atto che il paese chiede un rinnovamento nel linguaggio, nella trasparenza e nella concretezza dei propri rappresentanti. Tenendo a mente che il paese vuole un obiettivo politico di lungo periodo rispetto al quale coagulare le proprie forze più dianmiche.
Il Pd deve ammettere l’errore di non aver candidato Renzi, la vera scelta progressista. Bersani è rimasto a Bettola con la pistola della pompa di benzina in mano. Lì il Pdl vince da vent’anni.
Il Pd deve, una volta per tutte, aprire le roccaforti della cultura a persone diverse da quelle fidelizzate ai propri apparati. Basta con la Bignardi, basta con Sofri. Basta con Deaglio. Basta con Augias. Basta con la Melandri. Basta con Veltroni che la Gruber ha avuto ancora il coraggio di invitare a Otto e Mezzo. Gli Italiani sono stanchi, oltre che di certa politica, anche di certe eminenze grigie. Sono d’accordo con Freccero. Quando la Bignardi ha dato in mano a Monti quel cane ha fatto perdere il 5% a Monti e il 5% di elettori a Bersani!
Sponda Pdl, dove la Santanché è tornata a strombazzare con il suo clacson, poveri noi, il discorso non cambia. Hanno poco di gongolare i tanti Agamennone attorno al loro Achille. E’ ora di rinnovarsi altrettanto. Basta con Lupi, Capezzone. Capezzone! Era secondo in lista alla Camera in Piemonte. A Torino forse non è mai stato se non da piccolo con la scuola.
L’unico politico attorno cui può incistarsi il centro destra è Flavio Tosi. Stefano Cingolani in un editoriale su Formiche auspica il profilarsi di un nuovo Cameron. Chissà se anche lui vede in Tosi l’uomo giusto per guidare il centrodestra. Tosi ha le caratteristiche anagrafiche, comunicative e un’esperienza amministrativa per contrapporsi al Sindaco di Firenze.
Due lavande gastriche al centro sinistra e al centro destra dovrebbero fermare l’infezione dell’antipolitica riducendo il numero di globuli bianchi. I precari che Grillo ha portato in Parlamento.