Accoltella e uccide la moglie. Uccide la compagna a bastonate. Titoli di tutti i giorni: Una tragedia sociale: è quella delle donne uccise da compagni, mariti o ex mariti, parenti che non le vogliono lasciare libere. Solo nel 2012, 120 donne sono state uccise così: una ogni tre giorni. Il giornalista Riccardo Iacona se ne è occupato in un documentario andato in onda su Presa Diretta su Rai Tre, ma anche in un libro, “Se questi sono gli uomini”, presentato a Roma. Storie di donne massacrate, sì, ma anche storie di leggi insufficienti, di denunce per stalking non prese sul serio dalle forze dell’ordine, di centri antiviolenza che non ci sono. Bollettino di guerra di una società poco consapevole che continua a confondere amore con smania di possesso, a sud ma anche nel progredito nord. La Spagna ha una legge contro la violenza di genere. Mentre in Italia non ci sono nemmeno gli strumenti ufficiali per contarle, queste morti. E un ruolo di rilievo lo giocano anche giornali e tv. Che secondo Iacona dovrebbero usare la la parola – brutta magari, ma efficace – femminicidio. “Bisogna dare intanto a queste storie l’importanza che meritano, non raccontarle semplicemente come fatti di cronaca e cercare di collegare una storia all’altra. Il termine è giusto, è urgente, se non piace mi dispiace ma bisogna cominciare a chiamare le cose per quello che sono. “Nel 2013, finora le donne uccise da compagni, mariti e familiari sono almeno 15: praticamente una ogni due giorni”.
8 marzo: in Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa
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