Fu Stefano Fassina a manifestare per primo, ottobre 2010, l’interesse del Pd, per l’idea di “una società più ricca perché diversamente ricca’ e per il ‘pensiero economico autonomo’ di Riccardo Lombardi, “quanto mai attuale […] Se pensiamo a quel che è avvenuto nell’ultimo ventennio, il primato schiacciante del mercato, Lombardi ci offre spunti interessantissimi da recuperare”. Due anni dopo, luglio 2012, Matteo Orfini inseriva l’impostazione lombardiana nella ricerca “[…] di un pensiero nuovo di cui abbiamo bisogno per vincere la sfida culturale e politica in Europa”. Tra i due, il vice-presidente del Parlamento europeo, Gianni Pittella: “[…] va recuperata quella tensione all’analisi, alla progettazione, alla ricerca come ci ha insegnato Lombardi” e il candidato a Sindaco per il Campidoglio, l’eurodeputato David Sassoli: “A chi mi ispiro? A quelle figure di grande qualità del centro-sinistra, la stagione straordinariamente ricca di riforme che cambiarono radicalmente la vita delle persone”. E tra queste figure Lombardi. Il 10 e 11 aprile sara’ la volta di intellettuali vicini al Pd come Michele Prospero e Carmine Pinto, a dire la loro al convegno della Fondazione Basso ‘Lombardi 2013′ che vede la presenza, tra gli altri, dell’economista Alessandro Roncaglia e di Valdo Spini, l’ex vice-segretario del Psi, entrambi della gloriosa corrente lombardiana. Non v’è dubbio che questo percorso culturale e politico sta nel rinnovamento anche generazionale impresso da Pier Luigi Bersani al Pd dal 2009 ad oggi e ben evidente con l’apertura al socialismo europeo e con il recupero del meglio della tradizione socialista. “E’ ovvio che dal momento in cui si è incamminato su questa nuova vicenda culturale, il Pd non può non fare riferimento ad una delle figure più prestigiose del socialismo italiano, dalle sensibilità liberal-democratiche radicali ed azioniste, dalla precoce critica al modello sovietico e dalla forte autonomia culturale: Lombardi appartiene a tutta la sinistra italiana”, osserva Prospero. Riformatore e laico intransigente, Lombardi fu il teorico delle ‘riforme di struttura’ o ‘strutturali’ attuate nell’unica stagione riformatrice del Paese, il centro-sinistra degli anni ’60-’70. Riforme strutturali a cui quali fa riferimento oggi il prof. Mario Monti. “Siamo alla contraffazione semantica della dizione lombardiana, siamo esattamente all’opposto: non gia’ alla diffusione di nuovi poteri e all’allargamento dei diritti, non la lotta contro rendite e parassitismi, non il superamento del capitalismo per la transizione al socialismo, come si proponeva Lombardi, ma alla demolizione dei quei diritti acquisti in funzione dell’egemonia dei poteri finanziari”. Il Pd guarda con interesse al ‘metodo Lombardi’, ad una politica economica non slegata dalle implicazioni sociali e da valori come l’uguaglianza e lo sviluppo della personalità di ciascun individuo. Un patrimonio di tutta la sinistra, dunque, come ebbe a dire nel 2004 l’ex-leader della Cgil, Bruno Trentin, ad un convegno per ricordare un ‘lombardiano doc’, Fausto Vigevani. “[…] Per chiunque di noi creda ancora in un movimento socialista plurale come parte di grandi schieramenti e alleanze, Lombardi è un uomo nostro, spesso combattuto da quelli ai quali proponeva in buona sostanza, nel Psi come nel Pci, una uscita dal trasformismo e l’ancorarsi ad una strategia di riforme […] Lo stesso animo lo ha portato a sostenere il programma comune con il Pci, osteggiato e sbeffeggiato da alcuni dirigenti di quel partito, fra i quali Giorgio Amendola, di cui ricordo bene la polemica di quel momento”.
Prospero: Il pensiero di Lombardi appartiene a tutta la sinistra
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