Le riforme con il pilota automatico: occhio, rischia di rompersi il pilota
Questo blog riscontra una certa insistenza sul tema delle riforme “automatiche” da parte della comunità finanziaria. Che l’Italia abbia un profondo bisogno di riforme, è assodato. Che le riforme procedano in automatico, a prescindere dai rimescolamenti politici e soprattutto dall’umore complessivo del Paese, è invece tutto da vedere. Forse, anziché fermarsi a considerare i calendari dei rincari fiscali già blindati a suon di leggi, vale la pena di chiedere riservatamente al Viminale e a chi ha reti diffuse sul territorio – la Chiesa, i tabaccai… – come è l’umore della gente prima di parlare. Questo blog crede che l’umore sia pessimo e in continuo peggioramento, e che esista un “cliff” oltre il quale nessun automatismo potrà scattare, semplicemente perché si romperà prima il meccano.
Il paziente non manda giù la pastiglia: l’Agenda-Monti
In un commento scritto dopo la presentazione del programma elettorale di Mario Monti – o meglio, della sua versione 1.0 – Claudio Cerasa de Il Foglio aveva notato le enormi somiglianze tra l’agenda di riforme del Monti avviato a diventare politico e le clausole dei “term sheet” – le condizioni per i pacchetti di aiuto della BCE o della Troika. Monti, insomma, aveva letteralmente traslato in chiave politica quello che in origine era una richiesta tecnocratica, ma i suoi risultati elettorali non sono incoraggianti.
Quando la volontà del paziente conta fino a un certo punto
Azzoppata l’Agenda-Monti, nei salotti degli ottimati non resta che puntare su presunti automatismi. Quelli che, tanto per intenderci, sono stati richiamati da Mediobanca qualche settimana fa, in un commento che considerava la paralisi istituzionale una paradossale garanzia di riforme certe. O quelli che Mario Draghi ha richiamato a chi, preoccupato, gli chiedeva dell’affidabilità dell’Italia. Draghi è persona estremamente intelligente e accorta, ed evidentemente parlava per rassicurare i mercati. Chissà se però è intimamente convinto della possibilità di “automatizzare” riforme ben poco sviluppiste e all’insegna dell’austerity come quelle che si sono viste finora. Le famiglie, vera riserva della Repubblica nonché polmone di risparmio plasticamente evocato nelle rappresentazioni del nostro Paese, non ce la fanno più. Lo conferma un allarmante studio della stessa Banca d’Italia (Bassanetti-Rondinelli, “Le difficoltà di risparmio nelle valutazioni delle famiglie italiane”, Questioni di Economia e Finanzia, Occasional Paper n. 147 – febbraio 2013), che andrebbe letto in combinata con il calendario degli imminenti rincari fiscali. Come il micidiale aumento dell’IVA atteso per luglio, vera e propria bomba inflattiva che rischia di abbattersi anche sugli strati più poveri della popolazione se venisse accolta la proposta di Confindustria di aumentare dal 4% al 6% l’aliquota base, quella sui beni alimentari di prima necessità.