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Anche Monti a scuola di sicurezza

Si è aperto a Roma l’anno accademico della Scuola del sistema di informazione per la sicurezza della Repubblica. La notizia è duplice, perché da una parte c’è stato un accorpamento delle precedenti tre scuole del comparto sicurezza in un’unica accademia, dall’altra per la prima volta un Presidente del consiglio ha partecipato all’evento inaugurale.

La prolusione di Monti
Mario Monti ha salutato così il frutto di un’azione di riforma di tipo “strutturale”, usando un aggettivo in genere riservato ai temi economici e sociali come il lavoro e la produttività. Si tratta, ha detto, di puntare ad un’attività informativa “sempre più efficace e a costi sempre minori”. Il Professore ha sottolineato come nei primi mesi del suo governo non abbia indicato un’autorità delegata, proprio per avere il controllo diretto della materia e “costringersi” a conoscere meglio questo “mondo affascinante”. Ne ha derivato la convinzione che ci sia un collegamento organico tra la sua formazione economica e finanziaria con quella della sicurezza e della difesa dello Stato. Il premier dimissionario ha anzi fatto di più, indicando nella fine del suo mandato la conclusione di “un governo di impegno nazionale”, nato su iniziativa del Capo dello Stato “per far fronte a una sfida alla sicurezza della Repubblica”. Così la crisi del debito sovrano e l’impennata degli spread dell’estate-autunno 2011 hanno assunto, nelle parole di Monti, contenuto strategico e non meramente meramente finanziario.

Massolo fa il punto
Nel suo intervento il capo del Dipartimento di informazioni per la sicurezza (Dis) Giampiero Massolo ha rivendicato a sua volta l’impulso proveniente dal governo, che ha reso possibile una nuova architettura di sicurezza più coordinata e più attenta alla difesa degli asset economici-produttivi. In pratica, integrazione di intelligence economica con la tradizionale intelligence politico-militare, e maggiore attenzione a bacini di reclutamento non tradizionali, da cui nel 2012 sono provenute il 60% delle assunzioni. Un po’ surreale è sembrato invece ai presenti l’intervento del rettore della Bocconi, più tarato per altre occasioni (tipo Forum Ambrosetti) e privo di riferimenti ai temi dell’intelligence economica.

I compiti del prossimo governo
Intelligence economica e cibernetica sono i temi determinanti per gli assetti operativi del “comparto” (ovvero delle tre agenzie Dis, Aisi e Aise). Lo ha sottolineato il presidente del consiglio, citando il recente decreto sulla strategia della cybersecurity (gennaio 2013) come il tratto conclusivo di un percorso iniziato con la riforma dei servizi nel 2007 e passato attraverso la legge 133/2012. Approvata – come ribadito tanto da Monti quanto da Massolo – all’unanimità del Parlamento. Il lascito, la scommessa di questo processo, è la realizzazione (“entro l’anno” ha chiesto Monti) del Piano nazionale per la sicurezza dello spazio cibernetico previsto all’articolo 3 del decreto prossimo alla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Esso dovrà essere deliberato e monitorato dal Comitato interministeriale per la sicurezza della Repubblica, adottato poi dal presidente del consiglio. Insomma, questo tassello, per essere completo, avrà bisogno di un governo pienamente insediato e funzionante. Oggi, sembra un miraggio. Fare presto (e bene) potrebbe essere non solo “questione di spread”, ma anche di sicurezza del Paese.

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