Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il corsivo di Marco Bertoncini comparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi
La tattica di Silvio Berlusconi segue la traccia indicata in campagna elettorale: inguaiare il Pd al Senato, per poi costringerlo a un governo di larghe intese. Negli ultimi giorni la proposta di una maggioranza Pd-Pdl è stata ripetuta dalla stampa amica e da molti esponenti del partito berlusconiano. La grande coalizione è l’obiettivo, dichiarato e iterato. Dopo la sconfitta subita con l’elezione dei vertici parlamentari, il Pdl è arrivato a dichiararsi disponibile a votare un governo presieduto da Pier Luigi Bersani, pur di avere via libera per eleggere al Quirinale un uomo gradito al centrodestra.
La consapevolezza sia della volontà del Pd di portarsi a casa il capo dello Stato senza trattare col Pdl, sia del mantenimento dell’impegno bersaniano nel cercare l’aiuto del M5S ha messo in un angolo il partito. Come sempre, a decidere è il Cav: non risultano nemmeno convocazioni degli organi dirigenti del Pdl.
Berlusconi continua a sbandierare sondaggi favorevoli, come se le elezioni stessero per svolgersi; ma dev’essere consapevole di avere poche frecce al proprio arco. Si può dedurlo da un’indicativa affermazione: “Credo che sceglieranno anche il presidente della Repubblica, e allora daremo battaglia nel Parlamento e nelle piazze”. Questo annuncio serve a ringalluzzire i seguaci. Contano, però, i fatti. E i fatti potrebbero essere la duplice conquista del Quirinale e di Palazzo Chigi da parte del Pd, con appoggio centrista o grillino non importa. Dopo di che, dovrebbe partire l’ardua e lunga opera per riorganizzare le disperse e indebolite forze dei moderati.