L’ora tanto attesa è finalmente arrivata. Dopo il preincarico affidato lo scorso venerdì da Giorgio Napolitano, Pierluigi Bersani è tornato al Quirinale per spiegare al capo dello Stato se ci sono o meno i numeri certi richiesti dal capo dello Stato per la formazione del suo governo.
Tra il preincarico di venerdì e l’incontro di oggi ci sono state le consultazioni che il segretario del Pd ha inanellato prima con le parti sociali, dai sindacati a Confindustria, ma anche dagli alpinisti del Cai agli ecologisti del Wwf, e poi con i partiti.
Tra queste, quella che ha fatto più rumore è stata anche la prima in streaming della storia: la delegazione del Movimento 5 Stelle ha voluto incontrare il leader del Pd in diretta web, ribadendo il suo “no” a una possibile fiducia o appoggio esterno al suo esecutivo.
Mentre le altre forze politiche, prima fra tutte il Pdl, spingono per un governo di larghe intese, Bersani è andato avanti con l’idea del doppio binario: da una parte la maggioranza di governo, dall’altra una “convenzione” sulle riforme che chiama alla corresponsabilità le altre forze politiche. Gli spazi, ne è consapevole, sono strettissimi.
Al termine di tutte le consultazioni, Bersani ha detto di aver raccolto “un quadro molto preciso della situazione economico, sociale e politico”. Per una volta non ha accettato domande da parte dei giornalisti. Certo che gliene avrebbe fatte, e gliele starà facendo, il capo dello Stato.