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Bersani futuro prigioniero di Grillo e Draghi

Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Sergio Soave, apparso sul quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.

L’aspirazione espressa in modo un po’ rodomontesco da Beppe Grillo, quella di ottenere il 100% della rappresentanza parlamentare, è, tecnicamente, un’aspirazione totalitaria. Formalmente un’impostazione ideologica totalitaria, se nel caso di Grillo si può parlare di ideologia, non è automaticamente autoritaria o dittatoriale, ma è sicuramente vero l’inverso, cioè che le impostazioni dittatoriali sono normalmente totalitarie. In ogni caso si tratta di una visione della politica che è oggettivamente e soggettivamente agli antipodi di quella proclamata da una formazione che ha scelto di chiamarsi partito democratico.

Una convergenza tra queste due forze può essere solo tattica e utilitaria, ma da questo punto di vista sussiste un’evidente asimmetria di interessi. Il Partito democratico ha interesse a utilizzare il consenso parlamentare del movimento 5 stelle per forzare la strettoia della mancata maggioranza al Senato, in cambio di qualche misura radicale e soprattutto punitiva nei confronti dell’altro polo di centrodestra, ma in questo modo i “grillini” si troverebbero nella classica condizione dei portatori d’acqua, quella che a suo tempo fu bollata con la definizione di “utili idioti”.

Non si vede quale contropartita reale il Pd possa offrire al Movimento 5 stelle, che è interessato a proseguire nell’azione volta a destabilizzare in modo sempre più irreparabile un sistema politico che considera superato e da abbattere. Naturalmente c’è la possibilità, ma non la probabilità, che una parte degli eletti grillini si faccia attirare dalle proposte di Pier Luigi Bersani, indipendentemente e contro l’orientamento del loro leader, che non dispone di strumenti per imporre una disciplina di voto.

La stabilità di una eventuale maggioranza costruita in modo così avventuroso, e alla quale sarebbe difficile aggregarsi per i centristi di Mario Monti, difficilmente reggerebbe al momento dell’approvazione di una legge finanziaria, che necessariamente dovrà sottostare agli impegni restrittivi sottoscritti con l’Europa. Il “pilota automatico” ricordato da Mario Draghi rappresenta un vincolo pesante, che può forse essere parzialmente forzato in direzione di investimenti per lo sviluppo solo da un esecutivo autorevole e riconosciuto come tale. Un governo che si regge sulla dissidenza di una parte di senatori eletti su un programma antieuropeo non avrebbe certo questa autorità. Bersani vorrebbe far credere di essere in grado di sottrarsi sia ai niet di Grillo sia ai vincoli di Draghi, ma in realtà resterà prigioniero di ambedue e della loro sostanziale incompatibilità.

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