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Bersani pensa a Grillo ma non ha fatto i conti con Monti

Pierluigi Bersani fa i conti senza l’oste. È questo il senso del messaggio per il leader del Pd della neo eletta senatrice montiana Linda Lanzillotta che racconta a Formiche.net errori commessi e obiettivi futuri di Scelta civica. “L’ipotesi di un governo Bersani non dipende solo dai voti dei grillini – spiega – Al Senato, ammesso che gli esponenti del M5S escano dall’aula (come ipotizzava ieri il Presidente emerito della Corte costituzionale, Valerio Onida), i numeri del Pd non bastano e diventano quindi determinanti quelli di Scelta Civica. E non mi risulta che il segretario del Partito Democratico si sia accertato o abbia richiesto il nostro appoggio, dandolo di fatto per scontato ma non è così. La maggioranza a un esecutivo monocolore Pd al momento non esiste. Questo è un elemento di fatto su cui bisogna riflettere se si prende in considerazione questa soluzione”.

Senatrice, allora qual è la soluzione per uscire da questa impasse?
“Spetta al capo dello Stato Giorgio Napolitano proporla dopo avere ascoltato tutte le forze politiche”.

C’è chi, come il professor Paolo Becchi, suggerisce una prorogatio del governo Monti. È una strada fattibile?
“Questa ipotesi non esiste in Costituzione. La Carta prevede un governo parlamentare e non un Parlamento senza governo nella pienezza dei suoi poteri. In sua assenza, si depotenzierebbero anche Camera e Senato, ne scaturirebbe una situazione di stallo che non potrebbe portare ad altro che a nuove elezioni”.

Domani si riparte con l’incontro tra Monti e egli eletti montiani. Quali sono i temi in agenda?
“Ci sarà sicuramente una riflessione sul voto e poi ci organizzeremo per strutturare meglio il movimento come soggetto politico. Scelta civica è nata in fretta ma ha bisogno ora di costruire organi democratici e gruppi parlamentari”.

È vero, come rivela oggi il Corriere della Sera, che da Scelta civica nascerà una nuova formazione chiamata “Popolari per l’Europa”?
“Sono chiacchiere. Non se ne è ancora discusso”.

Quali sono le sfide che vi siete posti per il futuro?
“Vanno consolidati l’interesse e la partecipazione che abbiamo visto sul territorio e valorizzata la ricchezza di questo movimento: la pluralità di culture politiche. Il presidente Monti è salito in politica per un motivo: garantire che quello che avevano pagato gli italiani non venisse disperso. Scelta civica deve assumere una posizione di garanzia rispetto a questo obiettivo primario, continuare a utilizzare un linguaggio di verità come ha sempre fatto e alla fine emergerà la sua forza costruttiva”.

Sempre con Pier Ferdinando Casini?
“Ne discuteremo, penso che Casini debba valutare cosa fare dell’Udc”.

Benedetto Ippolito, Ernesto Auci, Giuliano Cazzola e Massimo Brambilla hanno sottolineato su Formiche.net quali sono stati secondo loro gli errori di questa campagna elettorale della coalizione montiana. Qual è la sua valutazione?
“Il voto è stato inferiore alle aspettative ma non negativo se valutiamo il contesto circostante. Il 10% dei voti è una base non insignificante e avrà un peso nel futuro quadro politico. Ciò che è mancato è stato il risultato del Pd. Ma avere un soggetto autorevolmente guidato da Monti con un orizzonte europeo e un agenda di buone proposte per il futuro è oggi una risorsa per il Paese”.

Nessun errore da parte vostra negli ultimi mesi?
“Credo non abbia giovato la fretta con cui è stato creato questo progetto. Il presidente Monti ha fatto una campagna di una generosità eccezionale, anche quando si è trattato di assumere comportamenti lontani dal suo stile e dal suo carattere e questo forse, in qualche occasione, ha nuociuto. La lezione che dobbiamo trarne è quindi quella di mantenere la nostra identità. È un peccato non essere riusciti a far passare fino in fondo il messaggio che Monti ha salvato l’Italia. Non si è riusciti a separare la prima fase dell’esecutivo, gestita in piena autonomia, dalla seconda con un governo depotenziato dai partiti, soprattutto nel campo delle riforme. Il loro scaricabarile in campagna elettorale su Monti come responsabile della crisi è stato più che altro un atto autolesionistico, lo si è visto con il Pd. Pensavano di attaccare Monti ma hanno delegittimato se stessi”.



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