Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul quotidiano Italia Oggi.
Il messaggio che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani ha lanciato attraverso i suoi famosi otto punti comprende delle misure che il Pd dello stesso Bersani si era rifiutato di mettere nel suo programma. Ne ricordo un paio, finalmente formulate in modo inequivocabile: dimezzamento del numero dei parlamentari ed eliminazione delle province. Il dimezzamento del numero dei parlamentari non c’era nel programma elettorale del Pd, anche se faceva parte di una richiesta molto sentita da parte dell’opinione pubblica ma sempre disattesa dal Pd (e dagli altri partiti, intendiamoci bene) che non vogliono tagliare le loro clientele e, prime fra queste, quelle parlamentari.
Non a caso, quando si tratta di definire il trattamento retributivo dei parlamentari, il Pd (al comma B del terzo punto) parla subito come la Sibilla Cumana, giusto cioè per non farsi capire. Parla infatti di “revisione degli emolumenti di parlamentari e consiglieri regionali con riferimento al trattamento economico dei sindaci”. Non poteva essere chiaro anche su questo punto (come lo è stato sul numero dei parlamentari) dicendo che saranno dimezzate le retribuzioni dei parlamentari e degli amministratori locali prevedendo, in particolare, l’impossibilità di trattamenti accessori? In mancanza di quest’ultima precisazione infatti, i tagli fatti passare per la porta, rientrerebbero dalla finestra, come del resto è spesso capitato in passato.
Chiara invece (finalmente) la posizione del Pd sulle province. Parla infatti di “cancellazione”. Ma perché, anche su questo punto, il programma del Pd era rimasto muto? Se il superamento di un ente inutile e il dimezzamento del numero dei parlamentari, impossibili prima del voto, diventano gli elementi concreti di una programma di emergenza, la conseguenza da tirare è che il successo di Grillo ha fatto rinsavire il Pd, costringendolo ad assumersi le responsabilità che ha invece rifiutato fino alla batosta elettorale. Il messaggio è devastante per il Pd e per i partiti dell’establishment. In sostanza, esso suona così: volete ottenere i risparmi sugli scandalosi costi della politica, già chiesti con un plebiscitario e disatteso referendum? È semplice: votate per Grillo. Se questa non è una raffica di autogol, che cos’è?