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Che cosa penso di Laura Boldrini e Pietro Grasso

Abbiamo avuto un paio di giornate positive, è vero, però sarebbe meglio non abbandonarsi all’entusiasmo.

Il fatto che Gianfranco Fini sia stato esodato è certamente cosa buona e giusta, così come lo è la non riconferma di Renato Schifani alla presidenza del Senato.

Alle eccellenti notizie appartiene poi il siluramento di Dario Franceschini e Anna Finoccharo, candidati fino a poco tempo fa da Pierluigi Bersani alla guida delle Camere.

Ora però mi pare si esageri nell’osannare i due neopresidenti, vale a dire Laura Boldrini alla Camera e Pietro Grasso al Senato.

La prima è un’ottima persona, ci mancherebbe, ma i giornali nelle loro articolesse la stanno descrivendo come una sorta di mahatma Gandhi, o una nuova madre Teresa salvatrice di milioni di profughi. Non è così. E’ una semplice funzionaria di un’organizzazione dell’Onu, quella dei rifugiati. Il suo bacino di competenza è il Sud Europa. E Boldrini finora non ha fatto altro che scrivere comunicati e portare in giro dei giornalisti.

Non è il prossimo premio Nobel per la pace come sembrerebbe leggendo i ritratti (agiografie) che le stanno dedicando i quotidiani, nessuno escluso. Infatti il premio più prestigioso che ha vinto è quello per alla carriera per il miglior Addetto stampa del 2009 conferito dal Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti. Insomma, Oslo è lontana. Per quanto riguarda lei, un’ultima annotazione: visto che siamo in epoca di trasparenza e di rigore, ci piacerebbe sapere a quando ammonta la sua retribuzione all’Onu, se la cumula con quella di parlamentare (e di presidente) o se invece si è messa in aspettativa. E visto che ci siamo e che lei è una comunicatrice, ci fa sapere se rinuncia a una parte della sua indennità e dei suoi privilegi ora che è approdata nella casta, oppure no?

Passando a Pietro Grasso al Senato, nessuno può negare che sia una persona stimabile. Il suo unico difetto è quello di essere un magistrato, e personalmente non ho mai apprezzato le frequenti metamorfosi dei giudici in politici. I precedenti sono sconfortanti. Con Grasso alla seconda carica dello Stato potremo dire addio a ogni ipotesi di separazione della carriere dei magistrati, riforma invece essenziale per fare entrare l’Italia fra i paesi civili dove per far giustizia c’è un accusato che si difende, un accusatore e una parte terza che giudica.

Insomma abbiamo evitato il quartetto infernale Fini-Schifani-Franceschini-Finoccharo e se siamo felici; ma il duo Boldrini-Grasso non è il paradiso in terra.



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