La Cina sorpassa il Giappone ed è il secondo mercato hitech più importante del mondo, rivela l’ultimo Rapporto dell’associazione di settore tedesca Bitkom. Gli Stati Uniti restano di gran lunga in cima con il 26,8%, ma sono ormai seguiti direttamente dalla Tigre asiatica (9,5%) e poi da Giappone (8,3%), Brasile (5%) e Germania (4,5%).
Lo spostamento degli equilibri sul mercato mondiale della tecnologia è dimostrato anche da un annuncio arrivato nei giorni scorso: Sharp, il colosso (un po’ traballante ultimamente) dell’elettronica giapponese, ha venduto una quota del 3% del suo capitale alla sudcoreana Samsung, storica rivale nei monitor Lcd e nei televisori e leader negli smartphone. “Entro la fine del mese”, conferma il Wall Street Journal, “la compagnia giapponese dovrebbe emettere nuove azioni da vendere a quella sudcoreana. Samsung diventerà un cliente chiave per gli schermi a cristalli liquidi prodotti da Sharp”.
L’intesa è sicuramente frutto delle strategie dei due partner (Samsung vuole disporre di una fornitura stabile di schermi Lcd e concentrarsi sullo sviluppo della nuova tecnologia Oled, mentre Sharp si assicura un cliente di peso che aiuti il suo business in perdita), ma è anche un chiaro segno che i rapporti di forza nell’industria dell’elettronica stanno cambiando: il settore, un tempo saldamente dominato dalle aziende giapponesi, è oggi sempre più in mano alla casa sudcoreana.
Anche sul mercato hitech considerato complessivamente, il Giappone crescerà nel 2013 solo dell’1,4%, contro il 6,5% degli Usa e, soprattutto, l’8,9% della Cina, il 9,6% del Brasile e il 13,9% dell’India. L’ago della bilancia si sta decisamente spostando e, se da un lato il fatturato mondiale del settore tecnologico crescerà quest’anno per Bitkom del 5,1% (varrà 2.700 miliardi di euro), dall’altro a goderne i frutti saranno soprattutto alcuni Paesi, e non i soliti noti.
E l’Europa? Nel 2013 deve accontentarsi di un magro +0,9%. Va però considerato che nel suo insieme l’Ue rappresenta il 26,8% del mercato mondiale dell’hitech, quindi è prima a pari merito con gli Usa: l’unione fa sicuramente la forza, ma si dovrebbe cercare di ritrovare stimoli alla crescita in un settore così vitale e avvicinare i divergenti tassi di sviluppo di centro e periferia anche con un recupero dei valori originari che hanno ispirato l’Ue.