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Clini-Frattini, nel nome di Delors

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Alla ricerca della crescita perduta, l’Europa dovrà puntare con sempre maggiore convinzione sull’integrazione delle proprie infrastrutture energetiche e sulla realizzazione di una politica, una governance continentale, dei flussi energetici.

E’ questo il senso degli interventi fatti oggi al convegno “Per una sicurezza energetica in Italia e in Europa” da Franco Frattini, presidente della Fondazione De Gasperi (organizzatore dell’evento insieme al Centre for European studies) e dal ministro dell’Ambiente Corrado Clini. Per l’ex ministro degli esteri qui si gioca “la credibilità della politica estera di un Paese”, che ormai “non può non occuparsi delle dimensioni geostrategiche” delle aree di fornitura e transito, oltre che naturalmente di consumo. Bisogna tornare, ha detto, allo spirito della proposta di Jacques Delors, l’immaginifico presidente della Commissione che lanciò la proposta di un trattato europeo energetico ad hoc. Intanto, questo consentirebbe di avere una forza contrattuale maggiore con i nostri fornitori e di evitare la divisione dell’Europa per partiti favorevoli o contrari ai vari “corridoi” sud, nord ed est. Di qui la proposta: l’Expo 2015 di Milano come occasione per lanciare una proposta europea comune sull’energia. E’ un capitolo, ha detto Frattini, su cui è riscontrabile un “interesse tangibile e visibile” del Paese.

Lo ha spiegato ancora meglio Corrado Clini, che parlando della conversione del sistema energetico nazionale come opportunità per le imprese (non solo energetiche) ha sottolineato come i settori di punta della nostra manifattura (elettromeccanica, domotica, componentistica) si stiano riqualificando sulla filiera della generazione distribuita, piuttosto che sui grandi impianti tipici della struttura energetico-industriale tradizionale. Ma questo, ha sottolineato Clini, non è ancora diventato la cifra di una politica energetica nazionale, sebbene la Strategia energetica nazionale (Sen) messa a punto in queste settimane. Inoltre, nonostante la crisi Desertec, il grande progetto di sfruttamento e trasferimento dell’energia solare del Sahara verso l’Europa, “non è morto”, e rappresenta “un’occasione formidabile”.

In questo contesto, il ministro non si sottrae alla polemica politica: il collegamento Tunisia-Italia, progettato con un occhio alle vecchie tecnologie energetiche, potrebbe fare parte della macrostruttura Desertec, collegando Europa del Sud e Nord Africa. Sia la Banca mondiale che le aziende coinvolte sono “interessatissime a cofinanziare” il progetto, ma, ha concluso non senza amarezza Clini, bisogna ancora fare i conti con il “collo di bottiglia” energetico tra Messina e Reggio Calabria.
In definitiva, il messaggio dei due esponenti del mondo politico è che solo l’Europa ha la massa critica per fare gli investimenti di transizione, sempre più urgenti nelle condizioni attuali del mercato globale, dominato dall’ascesa di Cina, India, Brasile e Russia. La polemica sull’Europa delle banche e del fisco può trovare qui un suo primo, importante, argine.



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