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Crisi, uno strano allarmismo mediatico

Mi ha sorpreso il grande risalto che viene dato su tv e stampa ai due studi della Banca d’Italia dai quali emergerebbe che gli italiani sono “convinti” di avere un reddito inferiore al necessario. Mi ha sorpreso e molto. Leggo che gli studi non erano finalizzati ad accertare se gli italiani abbiano, o meno, un reddito inferiore al necessario ma piuttosto quale fosse la loro percezione. La propensione alla spesa e/o al risparmio è un importante indice per l’economia ma, certo, non giustifica il titolo in prima pagina di un importante quotidiano: “I soldi non bastano a 2 famiglie su 3”. Una opinione (personale) è diventata una certezza (collettiva). Una certezza non solo ingiustificata, ma nociva per il Paese: la presunta notizia non giova all’economia, che ha bisogno di fiducia, e alla politica, che non ha bisogno di allarmismi. Soprattutto alla luce del precedente di domenica, quando la notizia che sono sempre meno gli Italiani che pranzano a casa è stata diffusa come l’ennesimo segno del nostro declino. Non sono un sociologo, ma da anni si contano sulle dita di una mano i miei conoscenti che tornano a casa per pranzare. E’ vero vivo a Roma, in una grande città, ma sono proprio le grandi città i luoghi nei quali vive la maggior parte degli italiani. Ho fatto un piccolo sondaggio e tutti sono rimasti perplessi dinanzi alla notizia che la crisi avrebbe fatto rinunciare al pranzo casalingo (Tutti, invece, concordi nell’indicare la causa nei ritmi di lavori e nella distanza. Vero è che, diversamente da qualche mese fa, oggi si tende a portare il pranzo da casa invece di andare al bar ma questo non cambia la sostanza delle cose). Tanto rumore per nulla?  non credo…


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