Nella non fulgida esperienza della cosiddetta Seconda Repubblica di avvenimenti discutibili ne sono avvenuti molti.
Quello che si è visto oggi dentro e fuori il Senato però ha dell’incredibile.
Il ministro degli Esteri è intervenuto in un’audizione delicatissima e controversa, avendo il governo (e lo Stato italiani) puntati i fari dei media di tutto il mondo.
In questa solenne, e da tempo prevista, occasione il titolare della Farnesina – già membro di un esecutivo dimissionario – ha presentato dimissioni individuali.
Il fatto ha una importanza evidente. Tutte le principali agenzie stampa internazionali ne hanno dato conto immediatamente e così tutte le ambasciate straniere presenti in Italia hanno scritto dispacci ai loro ministri.
A distanza di pochissime ore, il presidente del Consiglio spiega che lui non ne sapeva nulla. Al danno anche la beffa!
Ma come è possibile che il capo del governo non si sia informato dell’intervento che avrebbe fatto il suo ministro in un momento così difficile e su un tema così rilevante?
C’è da restare sconcertati e senza parole.
Il presidente della Repubblica, per carità di patria, dovrebbe accelerare la conclusione della lunga (e imbarazzante) parentesi dell’incarico farlocco a Bersani e proporre al Parlamento un esecutivo degno del minimo di quella dignità che in queste settimane è stata spazzata via da una colpevole insipienza del governo e delle forze politiche (tutte, M5S inclusa).