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Ecco il primo e più grave errore italiano nel caso dei marò. Parola di Camporini

È stato designato il giudice che seguire il caso dei marò. L’Alta Corte di New Delhi ha scelto oggi il giudice Amit Bansal per seguire il processo di Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani, attraverso un tribunale speciale. La legge indiana prevede che l’Alta Corte di Delhi, in accordo con il governo, può creare questi tribunali specifici a seconda dei casi particolari. Quello dei marò italiani, senza dubbio, è uno dei casi che lo richiedono.

La catena di errori nella gestione del caso dei due marò italiani, accusati dell’omicidio di due pescatori indiani, è cominciata nel 2011 con il decreto 107, trasformato poi in disegno di legge, sui team armati. A spiegarlo è Vincenzo Camporini, ex capo di Stato maggiore della Difesa, in una intervista oggi sull’Unità: “Quel decreto autorizzava l’imbarco di team armati a bordo di navi civili in transito in acque infestate dai pirati. Questi team possono essere militari o civili. Per i civili era prevista l’emanazione di un decreto attuativo per definire tutti i dettagli organizzativi. Un decreto che non è stato mai emanato”.

Il generale, al quotidiano diretto da Claudio Sardo, ha aggiunto che anche per i militari sarebbe stato necessario un decreto attuativo per definire i rapporti tra il team militare e il comandante civile della nave. Questo non è stato fatto e gli eventi accaduti a bordo della “Enrica Lexie” sono la prima conseguenza diretta.

“C’è una questione di dignità nazionale. Non si doveva prendere la decisione di non restituire i due militari all’India… Quando un Paese dà la sua parola d’onore, quella parola bisogna poi rispettarla. In ogni caso, una volta presa la decisione di tenere in Italia i fanti di Marina, decidere in base alla reazione indiana di rimandarli indietro, è qualcosa di indegno e che i militari non possono accettare”, ha concluso Camporini.



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