Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo il commento di Riccardo Ruggeri, saggista, editore ed ex top manager del gruppo Fiat, apparso sul numero odierno del quotidiano Italia Oggi diretto da Pierluigi Magnaschi.
Caro Bersani, tre partiti (Pd-Pdl-M5S) hanno preso oltre l’80% dei voti, e questi hanno il diritto-dovere di governare, sotto la sua guida. Non pensi a dimettersi, e poi perché? Non sottragga le braccia di Renzi ai fiorentini. Ma ora, direbbe il vecchio Lenin, “che fare”?
Prima di tutto, caro Bersani, rifletta, e poi, individui correttamente il “nemico”, non ascolti quelli che frequentano salotti o redazioni ovattate, tutti fissati su Berlusconi.
Il suo “nemico”, e quello del Pd, è il duo Grillo-Casaleggio. Costoro tentano con lei la stessa operazione che Monti aveva cercato di fare con Berlusconi, sfilargli il partito (a sua insaputa), ma la vecchia lenza era troppo abile per cadere nella trappola di un rettore. Punti su Alfano, non perda tempo con Berlusconi, il suo destino è segnato, ha avuto il raro “endorsement negativo” dalle cricche più potenti e rarefatte euro-americane, pur essendo meglio di loro, finirà in galera, per lui non varrà la legge che protegge questi criminali in gessato: “Too big to jail” (troppo grossi, importanti, per andare in galera). Lo conferma la copertina di Economist, con la volgarità (elegante) che lo contraddistingue quando scrive di temi che non conosce, liquida come idioti più della metà degli italiani, lancia un messaggio mafioso a Grillo, emette la sentenza definitiva su Berlusconi. I suoi colleghi tedeschi, addirittura il futuro candidato Cancelliere Steinbrück, usano gli stessi termini, umiliando un intero Paese, addirittura il presidente Napolitano. Al suo posto, mi vergognerei di “compagni” di tal fatta, e di una tale Europa socialista, identica nella volgarità intellettuale a quella liberal.
Lasciamo l’osso e torniamo alla polpa: la strategia del duo Grillo-Casaleggio non è politica ma “aziendale”, se lei contrappone una strategia politica è spacciato. Loro hanno deciso di impossessarsi dei suoi voti, trasformando il Pd in “bad company”, utilizzando le tecnicalità che si adottano per un’Opa:
a) prima si demolisce il valore di alcuni asset dell’azienda da scalare, poi la sua struttura organizzativa, infine il suo management;
b) non si forzano i tempi, sapendo che il tempo gioca a favore;
c) soprattutto si fa grande uso di tecniche, dirette o indirette, di comunicazione stop and go, di finzioni, di dissimulazione, di cinismo. Dissimulazione anche verso il proprio management, ricco di entusiasmi giovanili ma non strutturato psicologicamente a un “grande gioco” di tal fatta.
Lei propone una joint venture, loro vogliono un’Opa. A una strategia di questo tipo non si risponde con quello che ho visto proporre da un suo assistente, certo Gotor: una riedizione delle infauste “convergenze parallele” di morotea memoria. Non tocca a me suggerirle una strategia, anche se mi è chiara. Sappia comunque che il posizionamento strategico-organizzativo del vertice di M5S è fragile, e Casaleggio lo sa. L’organizzazione “diffusa”, tipica del mondo della rete, favorisce rapidi successi di posizionamento prodotto-mercato ma altrettanto rapide cadute. Ove “prodotto e organizzazione” si identificano, il modello richiede molta manutenzione, oltretutto psicologicamente costosa. Queste organizzazioni, immerse nella metacomunicazione e nel metamanagement, sono fragilissime, possono implodere, evaporare.
Richiedono leadership, al contempo dure e sofisticate, “calde” e “fredde”, soprattutto costanti. Grillo-Casaleggio saranno in grado di reagire a una strategia che fa emergere le loro criticità più profonde? Ha notato che il duo tiene i grillini sempre nei loro “alloggiamenti” (psicologici), come faceva Saddam Hussein con la guardia imperiale? Hanno paura.
Il problema ora è suo, caro Bersani: come Pd siete strutturati, anche culturalmente, per implementare strategie non convenzionali, non politiche, ma para aziendali? Pronti a rispondere alla “loro” dissimulazione col necessario cinismo? Solo un leader autentico (e lei lo è) può decidere se si sente pronto alla battaglia su un terreno a lui ignoto, o sia meglio passare il bastone di Camerlengo a un altro.