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Energia, una questione geopolitica

Oggi non è immaginabile pensare ad una strategia europea di sviluppo senza porre alla base la protezione delle risorse e la sicurezza energetica. La materia della sicurezza energetica è materia altamente politica e strategica e non un’opinione tecnica. Se si riuscisse a capire questo punto sarebbe già un passo importante. Da ex ministro degli esteri ed ex vice presidente della Commissione Europea posso dire che sull’energia è in gioco la credibilità della politica estera.

Lo scorso decennio è stato denso di eventi “traumatizzanti” per il sistema energetico internazionale. Ed è stato come reazione a queste minacce che si è iniziata a mettere a punto una trasformazione del concetto di sicurezza energetica: dalla globalizzazione energetica alla “securizzazione” delle tematiche energetiche.

Parlare di strategie a medio e lungo termine – strategia 2020 e Lisbona – non è fondamentale se non la si collega ad una strategia di sicurezza energetica. Un obiettivo su cui, purtroppo, l’Europa appare ancora molto divisa. Anche sull’energia, quindi, dico: serve più Europa e non meno Europa. O l’Unione Europea si da’ una strategia integrata o continueremo con l’alternativa tra decisioni diverse prese dai Paesi membri, veti, difficoltà di implementazione degli accordi con Paesi interlocutori dell’Europa, difficoltà geostrategiche di bilanciare le problematiche russo-ucraine di cui noi pagammo un prezzo poco tempo fa a causa di quella crisi.

Con le crisi del Caucaso l’Europa non può permettersi di dividerai sul l’energia.
Non si può affrontare da soli e senza una visione gli obiettivi da costruire insieme, soprattutto laddove c’è interesse coincidente.

Ho visto spesso gli europei dividersi tra il favorire una rotta meridionale piuttosto che centrale o settentrionale, per logiche che non sono quelle dell’interesse comune. Ricorderete il dibattito sulla South Stream si o no, Nabucco si o no. L’Europa si è divisa sulle strategie e si è divisa fino a tollerare il moltiplicarsi di negoziati bilaterali con Paesi terzi in materia di energia.

La mia conclusione è quindi: Lavoriamo per un mercato comune energetico europeo. Riprendiamo l’idea di Jacques Delors di pensare ad un “trattato ad hoc sull’energia, come nuova frontiera dell’integrazione europea”. Ripartiamo dall’idea che solo con l’unione dei Paesi membri si crei un dossier che porti a mercato energetico davvero integrato.

Magari proviamoci anche in occasione dell’Expo del 2015 – dedicata al tema di nutrire il pianeta, dell’energia – e che potrebbe essere il momento per un’iniziativa italiana, per la promozione del mercato comune energetico. Una vetrina unica per mettere in evidenza le nostre eccellenze anche in questo settore.

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