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Feltri non maramaldeggia su Giannino (nonostante vecchi dissidi)

Vittorio Feltri

Tanto di cappello a Vittorio Feltri. Tutti (o quasi) si aspettavano che già prima del voto maramaldeggiasse un po’ sugli infortuni politici e professionali di Oscar Giannino: Fare per Fermare il Declino turbava i sonni da rimonta di Silvio Berlusconi e i berlusconiani andavano a caccia proprio di qualche infortunio di Giannino visto che Fare stava sottraendo voti utili al Pdl.

Eppure fin dal caso del master fasullo e delle lauree inesistenti di Giannino, il fondatore di Libero e firma del Giornale non aveva colto l’occasione per criticare o sbertucciare, com’è suo solito. A differenza del direttore Alessandro Sallusti e del quotidiano Libero che non avevano lesinato bordate e pezzi giornalistici non proprio benevoli contro l’intellettuale liberista fondatore del movimento Fare per Fermare il Declino (bacchettate non gradite troppo dai lettori del quotidiano).

Eppure si sa tra gli addetti ai lavori che c’è stata sempre scarsa sintonia tra Feltri e Giannino, e i due non lo hanno mai nascosto a colleghi e amici. D’altronde nelle redazioni del quotidiano della famiglia Angelucci, Libero, sono noti i dissidi che hanno caratterizzato il quotidiano quando era diretto da Feltri e quando il dorso di economia e finanza, Libero Mercato, era diretto da Giannino; dorso poi cassato per decisione anche di Feltri con le proteste di Giannino.

Questo però non ha impedito a Feltri, anche ieri, in occasione della polemica innescata dal cdr di Radio 24 sul rientro di Giannino alla conduzione, di difendere il collega e stimmatizzare il sindacato interno della radio del gruppo Sole 24 Ore.

Ecco uno dei passaggi clou dell’articolo odierno di Feltri: “Impedire a quest’uomo geniale di lavorare e di guadagnarsi con onestà la pagnotta, come fa da decenni, è una mascalzonata sindacale. Se inoltre l’editore e il direttore si piegano alla volontà perfida del Cdr, le mascalzonate diventano due. D’altronde, se gli alberi si giudicano dai frutti, le persone si giudicano dalle opere: e quelle di Oscar sono di cospicuo spessore scientifico e culturale. Non buttiamole al macero. Sarebbe un’ingiustizia. Chissenefrega delle lauree”.



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