Pubblichiamo l’intervento di Giuseppe Brienza, giornalista, responsabile del Centro culturale “Amici del Timone-Fides et Ratio”
Il 23 marzo, circa un miliardo di persone ha partecipato all’evento ambientalista mondiale dell’Earth Hour. Ha spento le luci ed è rimasto al buio dalle 8:30 alle 9:30 per risparmiare energia. Si tratta di una ulteriore iniziativa, come avverte il sito dello studioso danese Bjorn Lomborg, direttore del Centro studi Copenhagen Consensus Center e docente alla Copenhagen Business School, di quell’ambientalismo ideologico che predica da anni l’esaurimento energico, l’aumento inesorabile dei tassi e delle forme di inquinamento globale et similia, tutto all’insegna della previsione di imminenti catastrofi (cfr. Blinded by the Light, New York, 14 marzo 2013, www.lomborg.com).
Ad ascoltare anche i nostri mass media più diffusi sembra non esserci scampo per l’umanità, i cambiamenti climatici in corso inducono a prospettive allarmistiche per la terra: bomba demografica, scomparsa delle specie e delle foreste, effetto serra e morte delle api che trasformerà il mondo in un deserto.
Ci sono però delle voci fuori dal coro, che mettono documentatamente in guardia dalle cassandre pseudo-ambientaliste, ad esempio quelle dei giornalisti cattolici Riccardo Cascioli e Antonio Gaspari, che hanno negli ultimi anni scritto una serie di interessanti saggi sull’ecologismo e le sue mistificazioni, l’ultimo dei quali è “2012. Catastrofismo e fine dei tempi” (Piemme, Casale Monferrato 2011).
In effetti nei sempre più frequenti summit internazionali dedicati a questioni ambientali, sono regolarmente avanzate richieste, spesso esorbitanti, di fondi per la prevenzione del riscaldamento globale (global warming), come pure per il contenimento dei danni provocati dall’effetto serra, dall’esaurimento delle risorse naturali, in una parola, contro il degrado ambientale planetario irrevocabile se non si corre prontamente ai ripari.
L’interrogativo più importante che però è spesso dato per scontato da molti “tecnici” dell’Onu o delle Ong gravitanti nell’ambito del “sistema delle Nazioni Unite”, riguarda la reale certezza che la temperatura della Terra stia davvero aumentando in maniera inesorabile. Si tratta davvero di un fenomeno incessante, destinato a durare per generazioni, addirittura per sempre?
Oltre ai citati Cascioli e Gaspari, a mettere in dubbio i dogmi dell’ideologia ambientalistica è anche il già citato Bjorn Lomborg, soprattutto in due libri tradotti in varie lingue, in italiano da Mondadori, quali L’ambientalista scettico (2003) e Stiamo freschi (2008). Se i dati da lui riportati sono esatti, il riscaldamento del pianeta non sarà infatti un problema, anzi è destinato a ridurre il numero dei morti dal momento che il freddo fa molte più vittime del caldo. Combattere il riscaldamento globale con il Protocollo di Kyoto, vale a dire intervenire sui gas serra prodotti dalle attività umane, ha portato e porterà il global warming ad un minimo incremento del caldo diurno ed estivo (di cui la salute umana risentirà poco) mentre influirà più nettamente sulle temperature fredde elevando quelle notturne e invernali. Allo stesso modo le temperature saliranno molto di più nelle regioni temperate e artiche che in quelle tropicali.
E’ arrivato il momento di smontare il castello di invenzioni che attirano spesso un’opinione pubblica distratta o superficiale, dimostrando le tante contraddizioni delle teorie eco-catastrofiste in voga, dal già citato riscaldamento globale potremmo aggiungere anche le radiazioni/onde che brucerebbero il cervello, la diffusione di pandemie per le quali le nazioni sviluppate avrebbero già buttato miliardi di euro in vaccini etc.
Gaspari e Cascioli sostengono che la morbosità delle previsioni infauste è alimentata da gruppi di potere che utilizzano le paure per interessi politici e speculativi creando ad arte angosce e smarrimento. Basti pensare a come i governi sono fortemente pressati a fare determinate scelte energetiche in conseguenza della presunta emergenza climatica. Soprattutto ci sono circoli politici mondiali, come il Club di Roma, che da anni affermano esplicitamente che il sistema democratico è inadeguato per rispondere alle grandi emergenze planetarie.
Nel fabbricare e alimentare paure un ruolo fondamentale è poi rivestito, come già detto, da certi potenti media occidentali. Molto spesso, questi si fanno ripetitori di allarmi ambientali senza verificarne minimamente l’attendibilità, anche perché soffiare sulle fobie collettive spesso fa vendere. Alla confusione contribuisce anche la crescente influenza della mentalità politicamente corretta, sorretta da libri e film che, mescolando fatti veri a fiction, propongono una realtà verosimile che diventa però una fonte di falsa “formazione” oltre che di informazione.
Anche se qualcuno ha definito Papa Francesco “il Papa verde” per il suo riferimento alla custodia del creato fatto durante l’omelia di inizio del ministero petrino, non bisogna dimenticare che è stata innanzitutto l’eresia luterana a introdurre, spiegano Cascioli e Gaspari, la concezione profondamente negativa e pessimistica dell’uomo ripresa dall’ambientalismo catastrofista: “Secondo Lutero, infatti, tutto ciò che l’uomo fa è dettato dalla sua malvagità. Anche se compie delle opere buone, l’intenzione è cattiva, perché le fa per paura dell’inferno e non per amore di Dio… siamo tutti corrotti e contaminati dal peccato, Dio non può che averci in odio, e non per crudeltà tirannica, ma per ragionevole giustizia” (2012. Catastrofismo e fine dei tempi, p. 180). Le conseguenze di tali gravi asserzioni sono enormi: “Se l’uomo non è capace di nulla di buono, e se ha di sé questa concezione, difficilmente aspirerà a grandi cose e grandi opere” (op. cit., p. 181).
Papa Bergoglio si riferiva probabilmente anche a questa errata concezione dell’uomo quando nell’omelia della Messa di inizio del suo Ministero Petrino e di Vescovo di Roma, il 19 marzo scorso, ha richiamato all’imperativo di custodire il creato, a cominciare da noi stessi, come una vocazione che “non riguarda solamente noi cristiani”, ma interpella tutti. Si tratta, quindi, come ha affermato il Pontefice, di “custodire l’intero creato, la bellezza del creato […]: è l’avere rispetto per ogni creatura di Dio e per l’ambiente in cui viviamo. È il custodire la gente, l’aver cura di tutti, di ogni persona, con amore, specialmente dei bambini, dei vecchi, di coloro che sono più fragili e che spesso sono nella periferia del nostro cuore”. Ben di più, quindi, rispetto a fare riunioni o spegnere un interruttore…