Grazie all’autorizzazione dell’editore e dell’autore, pubblichiamo l’editoriale di Pierluigi Magnaschi comparso sul quotidiano Italia Oggi.
In campagna elettorale, specie negli ultimi giorni, i candidati si riservano di lanciare la loro simbolica bomba atomica. Cioè l’argomento magari grossolano ma sicuramente convincente, usato per attirare l’attenzione dell’elettorato e quindi per intercettarne il voto.
Berlusconi ha puntato sull’abolizione dell’Imu. La cancellazione di una tassa socialmente odiosa è un tradizionale cavallo di battaglia di Berlusconi con il quale (non è la prima volta che lo fa) rimonta lo svantaggio iniziale.
Anche Grillo aveva una proposta atomica, proponibile con uno slogan diretto come una fleboclisi. Essa consisteva nel dire ai parlamentari della passata legislatura che ancora occupavano il Parlamento: “Arrendetevi, siete circondati dal popolo italiano. Se vi arrendete non vi succederà niente”.
Ma qual era la proposta scioccante del Pd, quella in grado di mobilitare gli incerti e quindi di allargare i consensi oltre la cerchia di coloro (molti, certo, ma insufficienti) che il Pd l’avrebbero votato comunque? Io, assieme a milioni di elettori, posso dire che se c’era, non la ricordo. Quindi, non c’era. Eppure Bersani aveva a portata di mano una misura che gli avrebbe procurato una grande popolarità. Era quella del dimezzamento del costo della politica. Non solo con il dimezzamento del finanziamento pubblico, ma anche con il monocameralismo perfetto (il Senato lo si spazza via senza inventare cervellotiche istituzioni come l’inutile Camera delle autonomie), il dimezzamento dei consiglieri comunali e l’abolizione totale delle province: certo, alcune di queste riforme esigerebbero la modifica della Costituzione ma se un governo tecnico è riuscito a modificarla in quattro e quattr’otto quando si è dovuto introdurre il fiscal compact su ingiunzione della Ue, non si vede perché non si possa fare altrettanto su ingiunzione del popolo italiano.
Adesso, questa riforma che il Pd avrebbe dovuto proporre (e che non ha proposto) dovrà essere in gran parte realizzata dallo stesso Pd su ingiunzione dei grillini. Ciò però vuol dire che, se si vogliono le riforme, bisogna votare M5S. Questo messaggio è deflagrante sul piano politico perché conferma che, se i grillini non avessero vinto le elezioni, oggi queste riforme, pur così semplici, ovvie e senza costo (anzi con un forte risparmio di spese) non sarebbero state fatte.