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Grasso-Travaglio, la telenovela continua (giovedì)

È un duello in differita quello che sta contrapponendo il neo presidente del Senato, Pietro Grasso, e Marco Travaglio. Giovedì scorso a Servizio Pubblico sono andate in scena le “accuse infamanti” da parte del vicedirettore del Fatto Quotidiano e l’irrituale telefonata di protesta dell’accusato che ha invitato il giornalista a un confronto televisivo.

Ieri sera seconda puntata con il botta e risposta che si è consumato tra l’ex super procuratore anti-mafia e il conduttore di Piazza Pulita, Corrado Formigli, per assenza dello sfidante Travaglio. Che però ha visto la difesa dell’ex pm da casa e promette di smontarla punto per punto giovedì in una nuova puntata di Servizio Pubblico, per la gioia di Michele Santoro.

L’assenza di Travaglio
E mentre la telenovela continua, gli spettatori si schierano da una e dall’altra parte. C’è chi come l’esperto di televisione Massimo Bernardini rimprovera a Travaglio il fatto di non essersi presentato al confronto: “Come facciamo noi giornalisti ad accusare i politici di mancato cfr se @marcotravaglio fa lo stesso?”.

Un’assenza che incide sull’apparenza del risultato finale, sottoscrive il blogger di Europa Stefano Balassone: “L’oggettività della assenza di Travaglio ha disambiguato il talk show, regalando a Grasso, per tutti i 90 minuti della sua presenza, un incontestabile, ancorché invisibile, sottotitolo: “l’altro se l’è squagliata e, dunque, Grasso ha ragione”.

La seconda fortuna di Grasso, secondo il blogger, è che “con quella ‘faccia sincera’ che la natura (e la cultura) gli ha donato, può dire ciò che vuole (come diceva l’antica pubblicità di un dentifricio”).

Le accuse smontate di Bordin
Anche un altro giornalista, l’ex direttore di Radio Radicale, Massimo Bordin, sul Foglio.it, affronta il caso, smontando una ad una le accuse di Travaglio a Grasso: “Essere divenuto procuratore nazionale antimafia dopo che una leggina ad hoc, poi giudicata incostituzionale, aveva eliminato dalla rosa dei candidati Gian Carlo Caselli. Quest’ultimo ha sicuramente subito un torto. Ma che c’entra Grasso? Ritenerlo l’ispiratore di un voto parlamentare pare francamente eccessivo. 2) Aver detto, sollecitato da una domanda dei conduttori della Zanzara, che il governo Berlusconi meritava un premio per il numero, oggettivamente alto, di mafiosi arrestati. Di quel governo criticò però le leggi sulla giustizia. 3) Quando era procuratore di Palermo aveva emarginato alcuni suoi colleghi. Ecco, questo è il punto vero. Oggetto di quello scontro fu la vicenda Cuffaro. Il procuratore capo sconfessò la strategia proposta da Ingroia e Scarpinato e sostenuta da Leoluca Orlando e Travaglio. Fece di testa sua. Il risultato fu che Cuffaro, che Grasso era accusato di proteggere, ha dovuto lasciare Palazzo dei Normanni per Rebibbia”.

La resa dei conti sulla giustizia a Palermo
La querelle tra Grasso e Travaglio nasconde, come già scritto su queste pagine e descritto magistralmente da Giuseppe D’Avanzo su Repubblica, “l’antico odio fratricrida” che si respirava alla Procura di Palermo tra gli uomini dell’allora pm Grasso e quelli vicini al suo predecessore Giancarlo Caselli.
Sulla ricostruzione di quegli anni si misura oggi anche Filippo Facci su Libero che ricorda come Grasso “fece un fondo così ai magistrati che si lagnavano perché la scorta gli era stata ridotta, ad altri tolse la seconda auto o i piantoni fuori casa e li fece addirittura lavorare, fottendosene di gerarchie non scritte come quelle che volevano Lo Forte e Scarpinato come grandi pensatori”. E, dà ragione a Travaglio, è una notizia, quando parla di un’opera di “normalizzazione” nell’avvicendamento tra Caselli e Grasso che “fece fuori i caselliani uno alla volta”.

La titolazione “senza pudore” del Fatto
Oggi il Fatto Quotidiano dedica alla puntata di ieri sera di Piazza Pulita la prima pagina, con questo titolo: “Grasso, monologo tv contro Travaglio e i pm di Palermo” sottolineando il fatto che esso sia avvenuto senza contradditorio. Una titolazione che, fa notare il caporedattore centrale del Messaggero, Stefano Cappellini, su Twitter, “trionfa nella categoria senza pudore”.



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