“Gli unici troll a pagamento li paga Casaleggio”. E’ questo, in sostanza, quanto emerge dall’analisi realizzata da Michele Di Salvo, esperto di comunicazione web, e rilanciata dall’articolo di Roberto Rossi sull’Unità. Altro che “orde di trolls e fake” pagati per infangare il Movimento 5 Stelle, come aveva dichiarato Beppe Grillo. Si tratterebbe infatti dell’esatto opposto, vale a dire di una chiara strategia di comunicazione e creazione di consenso, delineata da Gianroberto Casaleggio, il “guru” del Movimento 5 Stelle.
La strategia
Alla base del successo e della popolarità del comico genovese, ci sarebbe una chiara strategia di marketing finalizzata alla creazione di un vero personaggio sul web, indicato nel leader Beppe Grillo, seguito da utenti finti e generati dal computer. In più, per creare senso di appartenenza e aggregazione, ci sarebbero blogger e web activist, nel libro paga di Casaleggio, con il compito di seguire il profilo di Grillo e alimentare e influenzare le discussioni in rete.
Il suo blog sarebbe inoltre un punto di riferimento in grado di raccogliere il maggior traffico possibile proveniente da profili paralleli. Su questi, come Cadoinpiedi, Tzetze, Chiare Lettere o sul blog del Fatto Quotidiano, si aprono discussioni e dibattiti e quelli che creano maggior consenso vengono rilanciati sul blog di Grillo e presentati come il suo pensiero. “Un po’ come faceva il segretario di sezione del Pci durante i dibattiti – dichiara l’esperto Michele Di Salvo – Parla per ultimo e fa una sintesi degli argomenti che hanno una maggiore discussione. Questo permette di creare una massa di lettori e contenuti e commentatori attivi che ingigantisce la percezione del radicamento”. E per saldare il rapporto con la base degli utenti, basta farli sentire “sotto attacco, alimentando una pressione e individuando alcuni nemici generici (giornalisti, politici, dipendenti pubblici). Il gruppo spaventato si stringerà a difesa del capo”.
I profili social di Grillo ingrossati di falsi
La fabbrica del consenso messa in piedi da Casaleggio non finisce qui. Imprese specializzate si occupano infatti di far crescere il numero di supporter e fan per i profili Facebook e Twitter di Beppe Grillo, una pratica molto diffusa negli Stati Uniti. Secondo Di Salvo “la quota di utenti reali attiva sul sito di Grillo è di circa il 30%. Ma questo non è uno scandalo, il metodo è piuttosto comune. Anche il milione di follower su Twitter del comico genovese non sono reali. La stima è che di questi solo 160 mila siano persone reali”.
E proprio sul tema, ricorda Roberto Rossi, la scorsa estate Marco Camisari Calzolari, patron della Digital Evaluations, pubblicò uno studio dal quale emergeva che dei 600 mila fan di Twitter di Beppe Grillo, i “sicuramente falsi” corrispondevano al 54,5%, mentre i “sicuramente veri” erano il 27,4%. Una ricerca che portò lo stesso Grillo a dare del “berlusconiano” a Calzolari.