Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche, è uno dei leit-motiv più ricorrenti. Per chi voteranno, in questa tornata elettorale, i cattolici? Saranno decisivi per l’affermarsi di questa o quella parte politica? E così è stato anche in occasione delle elezioni politiche che si sono svolte lo scorso febbraio, dove però i cattolici si sono presentati più divisi che mai. Una divisione dovuta anche a presunte tensioni all’interno della Chiesa stessa, tra il Segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (Cei)) Angelo Bagnasco. Un mondo, quello cattolico, sul quale si è poi abbattuto, come dimostra un recente sondaggio, lo tsunami grillino.
Le speranze del Forum di Todi
Quanto tempo è passato da quell’ottobre 2011 in cui le principali associazioni cattoliche si riunirono nella piccola cittadina umbra di Todi per invocare, tutte insieme, “un altro governo, che sia più forte di quello attuale (presieduto da Silvio Berlusconi, ndr) in modo da affrontare i problemi del Paese”. Da lì a poco, poi, sarebbe nato il governo guidato da Mario Monti, proprio sulla scia di quanto auspicato dal Forum di Todi: “Nel nuovo esecutivo dovrebbero entrare tutti i principali partiti, dovrebbe esserci un accordo tra le principali forze su alcuni punti essenziali per il Paese”. Un incontro, quello di Todi, che si è svolto con la “benedizione” delle gerarchie ecclesiastiche, dal momento che non è passata inosservata la presenza dell’allora vescovo di Terni, Vincenzo Paglia e, soprattutto, del presidente della Cei, Angelo Bagnasco. E fu proprio il cardinale Bagnasco ha spiegare il senso di quell’incontro, di quella proposta: “i cristiani sono diventati nella società civile massa critica, capaci di visione e di reti virtuose, per contribuire al bene comune” senza che tutto ciò porti a “temere per la laicità dello Stato”.
Cosa resta oggi di Todi
Non sono passati neanche due anni dall’incontro dell’ottobre 2011 ma dello spirito di Todi non resta praticamente nulla. Che con il passare del tempo stessero crescendo tensioni ed incomprensioni tra le sette associazioni cattoliche che avevano partecipato al Forum di Todi non era certo un mistero. E la conferma si è avuta agli inizi di gennaio, quando, per presunti “motivi di opportunità”, è stato annullato un nuovo incontro a Todi, il cosiddetto Todi 3. Un incontro al quale avrebbe dovuto partecipare anche il presidente del consiglio Mario Monti e la cui partecipazione avrebbe dovuto rimanere segreta fino all’ultimo. Qualcuno degli organizzatori, però, ha fatto trapelare la notizia, che è subito finita sui giornali. Da lì, quindi, l’opportunità di rinviare l’incontro, specialmente in un periodo in cui la Chiesa stava cercando di ridimensionare il proprio endorsement a favore di uno schieramento piuttosto che ad un altro. La presenza di Monti, come evidenziato tempo fa dal vaticanista de La Stampa Andrea Tornielli proprio sul nostro giornale, avrebbe significato “un’incoronazione troppo diretta del mondo cattolico verso Monti”. Più drastico, invece, il politologo Piero Ignazi, professore di Scienza Politica presso l’Università di Bologna, secondo il quale il fallimento di Todi deve essere ascritto al fatto che “lo spazio per i cattolici in Italia è molto più marginale di quanto viene presentato dai mezzi d’informazione” dal momento che “la società italiana è fortemente secolarizzata”.
Il sondaggio di Famiglia Cristiana
Parecchio stupore ha destato nel mondo cattolico un sondaggio recentemente pubblicato dal settimanale paolino Famiglia Cristiana e relativo all’orientamento di voto dei cattolici in occasione delle recenti elezioni. Un sondaggio dal quale emerge un mondo cattolico diviso, dove Pdl e Pd sono i primi partiti con appena il 24% dei voti. Basta fare, però, un confronto con precedenti rilevazioni e si nota subito come il partito di Bersani abbia perso ben dieci punti rispetto al dicembre 2012. Non che il partito di Berlusconi se la passi meglio dal momento che “l’emorragia che ha colpito il Pdl è più lenta ma costante nel tempo se si considera che dal settembre 2011 ha perso l’11% dei voti dei praticanti”. Chi, proprio sulla scia del fallimento del Forum di Todi, è riuscito solo parzialmente a catalizzare il voto cattolico è stato il presidente del consiglio Mario Monti, con l’11,8% dei voti dei cattolici assidui. E pensare che era proprio sul voto cattolico, tramite l’alleanza con l’Udc, che Monti pensava di arrivare al 20%. Ma come si spiega questo flop di Monti? Secondo Piero Ignazi una prima ragione va ricercata nel fatto che “in realtà, nel partito montiano non c’era una vera e propria agenda cattolica che si caratterizzasse come tale, e comunque anche se ci fosse stata avrebbe avuto un ruolo minoritario”. A ciò bisogna aggiungere, secondo Ignazi, la figura di Monti stesso, che “ha avuto di gran lunga uno scarso appeal”.
L’exploit dei grillini cattolici
Ma il risultato più sorprendente che deriva dal sondaggio è senza dubbio il fatto che anche i cattolici sono sempre più attratti dal Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. I risultati, infatti, parlano chiaro. Ai grillini sono andati ben il 19,9% dei consensi di chi dice di frequentare la messa ogni domenica. Un risultato, quello del movimento del comico genovese, che ha colto tutti di sorpresa, specialmente se si guarda alle precedenti rilevazioni. Nel settembre 2010, infatti, i grillini raccoglievano solamente il 2,3% dei consensi, per arrivare poi al 10% nel dicembre 2012. Il Movimento Cinque Stelle è stato bravo ad inserirsi, secondo Piero Ignazi, in un dibattito politico dove “i temi etici non hanno avuto alcuno spazio, in qualsiasi forma essi possano essere concepiti”. La realtà è, secondo Ignazi, che “manca un vero e proprio interesse da parte degli italiani, cattolici compresi, su queste tematiche” , soprattutto in un paese dominato dal motto “io faccio quello che mi pare”. Alla domanda sei i cattolici che hanno votato per il Movimento Cinque Stelle fossero a conoscenza delle posizioni non proprio ortodosse di Grillo e del suo guru Casaleggio, Ignazi risponde in maniera sicura: “I cattolici italiani, e questo è dimostrato da vari studi, votano sulla base dei propri orientamenti politici” dal momento che “non è il tema che spinge a votare per uno o per l’altro degli schieramenti”. Insomma, secondo Ignazi, “tra la dimensione politica e quella religiosa, a prevalere è la prima”.
Il pensiero “cattolico” di Grillo
Già, dicevamo che le posizioni di Grillo e di Casaleggio non sono proprio in linea con quelle della Chiesa. C’è un video, che risale ad un comizio svoltosi a Desio nel 2010, nel quale Beppe Grillo parla di fine vita, religione e politica. Uno dei leitmotiv del movimento grillino è proprio quello dell’abolizione totale dell’8 per mille, da accompagnare a una generale idea di totale separazione tra Stato e Chiesa sulla falsariga di quanto fatto in Francia con la legge di separazione del 1905. Il tutto accompagnato da una richiesta, fatta al Vaticano, affinché i preti possano sposarsi, avere rapporti e, soprattutto, avere dei figli in modo che “quando li accarezzate sono i vostri figli e non quelli di altri”. Un chiaro e forte attacco contro il fenomeno degli abusi sessuali che ha scosso la Chiesa in questi ultimi anni.
Chi sono gli estimatori di Grillo nella Chiesa
Eppure non mancano gli estimatori di Grillo anche all’interno della Chiesa. Sono soprattutto i “preti dissidenti” ad apprezzare le parole del comico genovese. In un’intervista ad Affari Italiani Don Vitaliano della Sala, noto per essere il “cappellano” dei no global, ha affermato che “il dissenso sotterraneo della base cattolica si salda con la contestazione alla casta del Movimento di Grillo e sono sempre più numerosi i gruppi cattolici che rivendicano un ruolo e una libera scelta che le gerarchie ignorano”. Sulla stessa linea d’onda il sacerdote genovese Don Andrea Gallo, secondo il quale “il successo di Grillo tra i cattolici è un monito anche per i vescovi e per il Vaticano “.
La vera dimensione di Grillo
L’exploit avuto dal Movimento Cinque Stelle alle recenti elezioni ed il successo ottenuto presso il mondo cattolico non devono però creare confusione intorno alla vera dimensione del movimento di Beppe Grillo. Nella risposta ad un lettore, il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio, ha scritto: “Resto convinto che l’incendiario Grillo non sia un nuovo Fuhrer e penso anche che sarebbe forse eccessivo sostenere che il segreto e visionario Gianroberto Casaleggio sia per il capo del non partito anti partiti ciò che l’ideologo Rosenberg e il propagandista Goebbels erano per il capo del nazismo”. Certo è, secondo Tarquinio, che “chiudere gli occhi davanti a quel che sta accadendo, sottovalutare la portata rivoluzionaria della sfida movimentista o, al contrario, sopravvalutarla lasciandosi intimidire e bloccare, sarebbe uno sbaglio gravissimo, addirittura imperdonabile”. Concorda col direttore di Avvenire il politologo Ignazi, secondo il quale “il movimento grillino non va né sottovalutato né sopravvalutato”. Anche se, secondo Ignazi, “Grillo è stato sfortunato, ha avuto troppo successo. Ciò innescherà presto una dinamica distruttiva all’interno del Movimento che poterà la creazione del comico genovese, volendo usare una parola cara alla Chiesa, all’inferno”.
Verso una nuova Camaldoli?
La domanda sorge spontanea: cosa faranno, adesso, i cattolici? Rimarranno divisi o cercheranno una strada per uscire dall’impasse e, soprattutto, nell’irrilevanza nella quale sono finiti? Come evidenziato dal vaticanista de La Repubblica Paolo Rodari “i leader delle associazioni cattoliche e dei movimenti ecclesiali che nei mesi scorsi si sono radunati a Todi non hanno dubbi: occorre ricominciare da zero”. E’ l’ora, quindi, scrive Rodari, “di un movimento che dal basso, come fu nel 1943 quando cinquanta esponenti cattolici stilarono a Camaldoli un documento programmatico che servì da linea guida decisiva per la costruzione dell’Italia, lavori alla ricomposizione del Paese”. Un nuovo movimento, quindi, che dia vita “a una nuova stagione nella quale a decidere linee e strategie saranno i laici e non più le gerarchie”. E’ finito, secondo Rodari, “il tempo della Chiesa ingerente in politica attraverso le lobby sponsorizzate dalla Cei”. Non è quindi un caso se qualche giorno fa il cardinale Bagnasco abbia aperto il consiglio permanente della Cei senza tenere, per la prima volta da anni, una prolusione.