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Il groviglio armonioso tra Bersani e Grillo

Il Pdl riapre la battaglia sulla giustizia ma nel giorno dell’arrivo a Montecitorio e Palazzo Madama dei primi parlamentari a 5 stelle, lo scontro politico è più caldo sull’asse Beppe Grillo-Pier Luigi Bersani.

Il post di Imposimato

Il comico genovese ha affidato ieri all’ex magistrato (ed ex parlamentare del Pds) Ferdinando Imposimato, ospite del suo blog, il compito di liquidare gli 8 punti programmatici lanciati dal leader del Pd: “Sono acqua calda”, è il messaggio, e “fa bene Grillo a non accettarli; sarebbe un suicidio”. Poi lancia la sfida sul terreno più difficile per il rivale: Bersani, scrive Grillo, “dichiari su carta intestata, come ha fatto il M5S, la volontà di rifiutare i rimborsi elettorali con una firma. Per facilitare il compito ho preparato il documento che Bersani può firmare per ufficializzare il rifiuto. Bersani, firma qui! Meno parole e più fatti”.

Le trattative per i posti

Ma nei primi movimenti dei fedeli di Grillo in Parlamento c’è qualcosa che va al di là della sfida sulla retorica anti-casta e dello scontato no alla fiducia a un eventuale Governo Bersani, ribadito anche dalla capogruppo M5S in pectore alla Camera, Roberta Lombardi: “Non ci sarà accordo con il Pd, lo escludo categoricamente. Se c’è chi deciderà di farlo sarà fuori dal Movimento”. E’ il suo omologo al Senato, Vito Crimi, a lanciarsi per primo sui terreni della azione parlamentare, precisando attese e intenzioni del Movimento. A suo giudizio “il Parlamento le commissioni si possono insediare, si può legiferare”. Insomma, un po’ quello che è successo in Belgio? “Si, perché no?”, dice Crimi a chi gli ricorda che le trattative per la formazione del Governo del Paese nordeuropeo sono durate 540 giorni anche se, precisa, “la palla sta a Napolitano”.

La questione giustizia

Altra mossa non di poco conto, per i 5 stelle quotidianamente bombardati da appelli alla fiducia e alla responsabilità che vengono soprattutto da ambienti di sinistra, il frontale con il Pdl. Contro i magistrati manifestazioni “indegne”, dice Crimi, che annuncia un voto “ovviamente” favorevole dei suoi colleghi per una ipotetica richiesta di arresto che dovesse arrivare all’indirizzo di Silvio Berlusconi. Non solo: Crimi si dice pronto a votare per la “ineleggibilità, in quanto concessionario di servizio pubblico” del leader del Pdl, “se saremo nella Giunta” di verifica poteri. Un passo che, a fronte dell’appello di Micromega per il rispetto della legge del 1957 sui conflitti di interessi degli eletti, costringerebbe il Pd a una scelta imbarazzante: ‘salvare’ Berlusconi o avviare uno scontro istituzionale durissimo e certo non apprezzato dal Quirinale.



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