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Il post voto più caotico ed incerto di sempre moltiplica la sensazione di essere immersi in un infinito, onnipresente teatrino politico. Tra un Beppe incappucciato, un Silvio finto statista ed un Pierluigi dalla sicumera vincitrice traballante se non defunta, se ne vedono di tutti i colori percepibili dall’occhio umano.
E, nello stallo istituzionale, riusciamo sempre a trovare qualcosa di succoso su cui scannarci.
Ad esempio oggi, Monti, prima della riunione del Consiglio Europeo che si terrà a Bruxelles il 14 marzo, invita i tre leader con la quota maggiore di consensi e, nell’invito, chiama “onorevole” sia Berlusconi che Bersani, mentre per Grillo usa un più fantozziano “signor”. Giù polemiche. E che doveva fare se Beppe nostro non è deputato (e non lo vuole divenire)? Lo vogliamo chiamare “commendatore”? “Chef”? “Ammaestratore di pecore italiche”?
Questi, signori miei, sono creatività ed ottimismo! Del tipo: stiamo andando a scatafascio, riuscendo ad individuare livelli di profondità che vanno ben oltre il fondo del barile ma – e qui l’estro italico -, parliamo di fuffa, di costume, di bon ton del cavillo.
Grillo, visti i risultati, fa bene a perseguire i suoi scopi con le sue tecniche di comunicazione. Cerchiamo però di non perdere la ragione appresso ad appellativi e carinerie mancate, mentre ricordiamo a tutti, votanti del M5S in primis, che se ci si candida per governare, poi non si può scappare e far la parte del piccolo rivoluzionario senza responsabilità.
Signor Grillo si impegni un po’, i tempi cambiano ed il voto porta conseguenze.
Buon divertimento!