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Imprenditori di successo

Lettera dall’amico Gianluca Brambilla, imprenditore (quasi) di successo.
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Studio gli imprenditori brianzoli da quando sono nato.
Ho fatto la Bocconi per rispondere alla domanda: ” come si fanno i soldi?”
Risposta: “studia gli imprenditori”
Dopo due anni di Bocconi, intuisco che è la Finanza l’essenza dell’economia.
Una disgrazia mette in crisi i miei limiti accademici. Per non buttare tutto alle ortiche,  torno alle origini: “capire come fare impresa, addio finanza” (primo errore tragico della mia vita!).
Mattino a studiare in via Sarfatti, pomeriggio nella mia prima bottega (un’ autofficina).
Incontro decine di “Brambilla”, li intervisto tutti, e leggo decine di biografie di imprenditori.
Sono talmente gasato che la SDA Bocconi mi da una borsa di studio per imprenditori con tanto di tutor (oggi ordinario in Cattolica, una testa di cazzo che ….) ed mi metto a fare l’importatore di auto.  Il giorno che il fatturato supera il miliardo chiamo mia madre.
Mi domando a 25 anni: “Perché sto guadagnando soldi? Come fare a guadagnare di più?”
Chiedo agli altri imprenditori. Risposta: luoghi comuni banali come determinazione, intuizione, insomma tante minchiate. Non ho mai incontrato nessuno che fosse “consapevole” del perché avesse successo. Oggi incontro tanti disperati che mi chiedono: “perché non gira più?”
Ed io replico:”ti sei mai domandato perché prima girava? Credevi forse di essere un Genio, che fosse tutto merito tuo?” Alcuni abbassano gli occhi e mi dicono di si!
I brianzoli osservavano chi aveva avuto già successo e poi copiavano spudoratamente. E poi tanto, tanto nero che i più avveduti non portavano in Svizzera ma lo investivano in azienda per fare il capannone più grande del vicino: crescita per invidia!
Un grande imprenditore brianzolo nel campo alimentare ingaggia un alimentarista che arrivava da una società svizzera e copia la ricetta del dado. Mica paga le royalty agli svizzeri ma all’alimentarista!
Per il resto è un grande organizzatore che investe in tecnologia alimentare, sul confezionamento e si circonda di uomini fedeli. Boom economico e donne che lavorano e non fanno più il brodo in casa, sono il contesto in cui crescere. È stato bravo? Io dico di si. È stato un genio? Direi di no.
Gli Americani sono geni? Guardati il film, “i pirati della Silicon Valley”.
Stewe Job e Bill Gate hanno copiato tutto!
Poi, ripeto POI, dopo i furti, hanno avuto i mezzi per investire nei loro sogni.
Il business è una strana miscela di buone intenzioni (ruolo sociale dell’imprenditore) e di rapina (di idee, brevetti, soluzioni tecniche, organizzative, malizie, mercati più o meno lontani, più o meno in crisi o in sviluppo,…) condita da un principio: essere al posto giusto al momento giusto!
Quando si è imprenditori? Lo sei quando mangi con i soldi che guadagni perché qualcuno ti compra il tuo lavoro (senza le garanzie e sicurezze di uno stipendio al 27 del mese).
Non lo sei se ti limiti ad avere le quote di una società (quello è un investimento).
L’imprenditore deve essere uno che investe e vive dei frutti di quell’investimento.
Le tonalità di grigio poi sono tantissime, sia chiaro ma il principio è questo.
Quando si è imprenditori di successo? Quando si fanno i soldi, tanti soldi!
Hai successo se riesci a guadagnare tanti soldi in modo duraturo nel tempo (anni o decenni e non mesi perché ti è arrivata la commessa giusta!) e accumuli liquidità.
I guai giudiziari? Sono all’ordine del giorno. Un po’ perché le leggi sono tante, troppe, impossibili, contraddittorie e ridicole. Un po’ perché “rubi”.
Noi brianzoli, diciamo sempre ai giovani “ruba il mestiere”. Qualcuno più nobilmente dice che è apprendimento ma in realtà è un furto di conoscenze, malizie, tecniche che hanno richiesto anni di prove. Quanti hanno aperto l’azienda dopo aver imparato il mestiere in un’altra bottega?
Non è un furto questo?
Infine, l’uomo.
Un mio amico importante mi racconta che il padre gli spacco gli sci per evitare che andasse a sciare e poi la moto a martellate: ‘troppo pericoloso fare sport, rischiavo di compromettere il lavoro” E gli viene il magone perché si rende conto quante belle cose non ha fatto nella vita cioè le sue passioni!.
Ebbene, questo padre è stato un buon padre? Oggi diremmo di NO!
Un buon imprenditore? So solo che obbligando il figlio in azienda si è fatto i cavoli suoi!
Sintesi:
1) io tento di essere un imprenditore che guadagna un bel po’ di soldi (non ci sono ancora riuscito a farlo in modo duraturo, continuativo);
2) tento di guadagnare con il minimo sforzo (a lavorare anche di notte, lavorando nelle festività, nei we, ..e ci mancherebbe pure che non guadagnassi…);
3) con le proprie idee (rubando il meno possibile, che è molto più difficile!)
4) senza perdere di vista il fatto di essere un Uomo!
Un esempio per spiegare il punto 4: se tu parli con gli imprenditori di “successo” ti diranno che hanno avuto poco tempo per i figli. Che sono pentiti. Non è vero, dei figli gli importava poco! Io le mie figlie me le sono godute dal venerdì pomeriggio alla domenica sera per 16 anni, 54 week end l’anno.
 Adesso se le godono i fidanzati…ed io posso dedicarmi a scrivere…!
Perché frequento Confcommercio? Perché vengo in CCIAA e mi do da fare?
Perché credo nelle sinergie sia spicciole ma anche in quelle che fanno sognare e cambiano il Mondo!
Su quest’ultime ci crediamo in pochissimi ma sono quelle che spero di realizzare come contrappasso alla mia frustrazione che a 50 anni non ho ancora guadagnato i soldi che desiderei avere (leggi: successo).
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