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Italiani e tablet, primi nel video-streaming

Italiani numero uno per video-streaming sui tablet e fruizione di contenuti user-generated sugli smartphone: lo dice il sondaggio Consumer Mobile Streaming condotto da Rovi in Europa occidentale e Stati Uniti e presentato al Mobile World Congress di Barcellona.

Quasi tutti gli intervistati rivelano una spiccata propensione per il video streaming sui nuovi device, ma in Italia ben il 73% accede a video in streaming sui tablet 2-3 volte a settimana. Gli smartphone sono preferiti in mobilità e per godere di contenuti generati dagli utenti, e anche qui siamo primi con il 47% del campione italiano che guarda video user-generated più di ogni altro contenuto sul cellulare intelligente.

I consumatori italiani (insieme ai francesi) sono però anche i più insoddisfatti della qualità del video (comunque, sull’intero campione, meno del 20% definisce la qualità del video streaming mobile eccellente). Gli utenti italiani tendono anche a guardare video brevi, con sessioni di appena 3-10 minuti ciascuna.

Se per migliorare la qualità del video sarà importante l’adozione del nuovo standard Hevc (High Efficiency Video Coding) dell’MPEG (fondato e diretto dall’italiano Leonardo Chiariglione), conterà anche la capacità dei fornitori di servizi e contenuti di proporre modalità di accesso e pagamento accettabili per tutta la caterna del valore.

Gli utenti si dicono preoccupati dei costi del video streaming e ne limitano di conseguenza l’uso. Però gradiscono e trovano efficaci le pubblicità video e il mondo del marketing lo sta capendo: Deloitte prevede che quest’anno gli smartphone genereranno 4,9 miliardi di dollari di entrate pubblicitarie e i tablet 3,4 miliardi. Nel 2014, l’advertising sui telefonini intelligenti crescerà del 30-35%, quello sui tablet vivrà un boom del 50-55%: lo schermo più grande migliora la capacità di fruire di applicazioni e servizi e moltiplica le possibilità di monetizzazione.

In entrambi i casi i messaggi agli utenti possono essere contestualizzati: diventeranno personali, utili, interessanti, ma – questa è la sfida – non dovranno mai essere percepiti come una violazione della privacy.

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