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L’ammuina di Bersani e Berlusconi su Grillo

Ammuina?
A questo blog sorge il dubbio che il piedino sotto il tavolo del PD a Grillo sia una espressione della napoletana “ammuina”. Guardando ai rispettivi tornaconti, il PD e il PDL hanno infatti non poche ragioni per stringere un sodalizio. Per salvare la faccia con la propria base, tuttavia, è necessario che il vertice del PD mostri al proprio elettorato di averle provate davvero tutte prima di mettersi al tavolo del negoziato con l’odiato Cav.

In politica un urgente problema comune è un collante più forte di tanti ideali
PD e PDL hanno più punti su cui sono pronti a convergere, dalla giustizia all’economia. Prima dei programmi condivisi, però, nell’arena cinica e bara della politica contano gli interessi e i bisogni.

In sintesi: PD e PDL hanno l’esigenza di rinnovarsi internamente. Esigenza improcrastinabile, che la montante marea degli indignados e l’affermazione del M5S ha sancito con grande chiarezza. Ma rinnovarsi è uno sforzo enorme per qualsiasi organizzazione, figuriamoci per partiti politici dove la logica dominante è la salvaguadia a tutti i costi dei privilegi acquisiti (la celebre “cadrega”). Il PD deve capire se premere il pulsante “fast-forward” su Renzi e rinnegare così il vecchio politburo, scontentando i tanti maggiorenti che sono stati più o meno pazientemente in fila per tanti anni nell’aspettativa della propria ora. Il PDL, a sua volta, è basato su un modello di governance monocratica altamente concentrata – lo chiamano “partito carismatico” – che rende difficili se non impossibili le transizioni di potere. Rinnovarsi è difficile, dunque, e questo fa sì che PD e PDL abbiano entrambi bisogno di tempo.

Il tempo: balsamo o veleno?
Il tempo, poi, nella testa di PD e PDL potrebbe al tempo stesso lavorare contro il M5S. PD e PDL, in altre parole, confidano nel potere seduttivo menu romano (il cui trittico di ingredienti è l’abituale “soldi, lussuria, vanità”) sui neofiti grillini, e sullo sgretolamento che ne avrebbe la leadership grillina. Grillo, invece, fa una scommessa di segno inverso: PD e PDL potranno sperimentare ogni sorta di accordo, ma non faranno che scontentare gli elettori, che il M5S tirerà dalla sua a suon di denunce e inflessibilità.



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