Sarà “nascosto per il mondo”, “sul monte”, impegnato nella preghiera. Non interferirà sul Conclave, non farà ombra al successore. Vivrà per due mesi a Castel Gandolfo, mentre i cardinali eleggono il nuovo Papa, e poi ritirato in un piccolo monastero sulla collina vaticana, alle spalle della basilica di San Pietro, a qualche centinaia di metri dal Pontefice regnante. E` questo il futuro che Joseph Ratzinger si è ritagliato per sé da “Papa emerito” o “Romano Pontefice emerito”, come lo si potrà chiamare. Rimarrà Sua Santità Benedetto XVI, vestirà con una semplice talare bianca, ma non sarà più lui il Papa.
“Anche se mi ritiro adesso, in preghiera sono sempre vicino a tutti voi e sono sicuro che anche tutti voi sarete vicini a me, anche se per il mondo rimarrò nascosto”, ha detto Benedetto XVI ai parroci romani. “In questo momento della mia vita, il Signore mi chiama a ‘salire sul monte’, a dedicarmi ancora di più alla preghiera e alla meditazione. Ma questo non significa abbandonare la Chiesa, anzi, se Dio mi chiede proprio questo è perché possa continuare a servirla ma in un modo più adatto alle mie forze”, ha detto all’ultimo Angelus.
Al nuovo Pontefice, ad ogni modo, Ratzinger ha già voluto anticipatamente e pubblicamente esprimere impegno all’obbedienza, giovedì nel suo ultimo giorno di Pontificato. “Prima di salutarvi personalmente – ha detto Benedetto XVI nel saluto di commiato al collegio cardinalizio in sala Clementina – desidero dirvi che continuerò ad esservi vicino con la preghiera, specialmente nei prossimi giorni, affinché siate pienamente docili all’azione dello Spirito Santo nell’elezione del nuovo Papa. Che il Signore vi mostri quello che è voluto da Lui. Tra di voi, tra il Collegio Cardinalizio, c’è anche il futuro Papa, al quale già oggi prometto la mia incondizionata reverenza ed obbedienza. Per tutto questo con affetto e riconoscenza, vi imparto di cuore la Benedizione Apostolica”.
Eppure non è stato facile per il Vaticano capire come affrontare una questione inedita: la compresenza di due Papi. Canonisti, spin-doctor, sarti, si sono tutti dedicati a risolvere una miriade di questioni pratiche – ma dal forte valore simbolico – creata con la rinuncia di Ratzinger al soglio petrino. Per giorni si sono rincorse molte ipotesi, anche le più fantasiose (“sarà vescovo emerito di Roma”, andrà a vivere in Baviera”, “vestirà di giallo”). Poi, pian piano, si sono trovate le soluzioni.
Per motivi di sicurezza, oltre che, forse, per l`inconfessabile timore di vedere flussi di pellegrini, curiosi, giornalisti, sedevacantisti, davanti alla sua porta, si è deciso che Benedetto XVI resterà in Vaticano. I simboli del potere papale – l`anello del pescatore, il sigillo pontificio – saranno distrutti come dopo la morte del Pontefice. Le carte saranno divise: quelle di governo (i documenti di quando era prefetto della congregazione per la Dottrina della fede e quelle del Pontificato) andranno agli archivi, quelle personali lo seguiranno. Sebbene si apra la sede vacante, i suoi appartamenti non verranno sigillati, come avviene al decesso del Papa.
Certo Benedetto XVI, con la sua sola decisione di dimettersi, con la sua sola presenza, influirà sugli eventi. Difficile pensare che i cardinali che ha creato, sapendolo in vita, oseranno deluderlo ed eleggere un Pontefice a lui sgradito. Difficile che non terranno in considerazione quanto è implicito nel suo atto di rinuncia, la necessità di un Papa più giovane e vigoroso, capace di affrontare i problemi della Chiesa. Difficile che il suo successore non vorrà incontrarlo, consultarlo, domandargli chiarimenti.
Ma Benedetto XVI, persona schiva, non si imporrà. Probabilmente non darà nulla alle stampe, neppure l’enciclica sulla fede preannunciata, neppure sotto forma di saggio personale, sebbene non smetterà di scrivere. Il terzo volume su Gesù – lo ha confidato al suo biografo tedesco Peter Seewald – è stato il suo ultimo libro. A Castel Gandolfo prima e nel monastero poi sarà accompagnato dalle stesse persone che hanno formato la sua famiglia in questi anni, il fedele segretario Georg Gaenswein, nominato di recente prefetto della Casa pontificia ed elevato al rango arcivescovile, e le quattro ‘memores domini’, laiche consacrate di Comunione e liberazione, che governano la casa. Il fratello, l’anziano monsignor Georg Ratzinger, resterà probabilmente a vivere a Regensburg, ma continuerà a fare visita al fratello, il “Papa emerito” Joseph Ratzinger.